La radio raccontata dai cinegiornali Luce

In accordo con You Tube ed Archivio Luce le nostre attualità sui materiali dell’Archivio. Rapide incursioni tra i cinegiornali in occasione di ricorrenze e fatti
di 13 Febbraio 2013 0

Nella Giornata mondiale della radio promossa dall’Unesco faremo una breve incursione tra i Giornali Luce alla ricerca di immagini e testi sulla “scatola sonora” dagli anni Venti allo scoppio della guerra.

Il racconto delle attualità è frammentario: preesistente ai cinegiornali del fascismo (il servizio radiofonico regolare è inaugurato il 6 ottobre 1924) la radio è – e resterà per molto tempo – un mezzo estremamente costoso, spesso oggetto di servizi che ne sottolineano gli aspetti tecnici più che l’uso sociale.  Ad un pubblico di radioamatori sembrano rivolti i servizi del 1929 sulla presentazione del padiglione radio all’Esposizione di Torino o, qualche anno più tardi, la visita agli stabilimenti della Philips Radio; i visitatori della mostra degli apparecchi radio a Milano (1931) appartengono certamente ad un pubblico  urbano ad alto reddito (un ricevitore Marelli costava 3000 lire in quegli anni, la “popolare” auto Balilla 10.000); lo stesso  può dirsi dei destinatari delle campagne di “radio autoportate” promosse, a partire dal 1930,  dalla EIAR, l’Ente Italiano per le audizioni radiofoniche nato nel 1928, che vediamo strombazzare alla guida di automobili nel radio-auto-avio-raduno del 1932, alla presenza di un Duce decisamente poco ieratico…

Nella Giornata mondiale della radio promossa dall’Unesco faremo una breve incursione tra i Giornali Luce alla ricerca di immagini e testi sulla “scatola sonora” dagli anni Venti allo scoppio della guerra

La centralità della figura e del ruolo di Guglielmo Marconi nelle radiocomunicazioni (e nel regime fascista) –  premio Nobel per la fisica, senatore del Regno, Accademico d’Italia, presidente della Società italiana per i servizi radiotelegrafici e radiotelefonici – contribuisce a spiegare la grande attenzione dedicata alla radio (e allo scienziato) dai cinegiornali. I dirigenti delle officine Marconi  sono i protagonisti del servizio sulla Stazione radiotelegrafica di Coltano, grazie alla quale sarà possibile collegarsi via telefono ai piroscafi in navigazione (wireless!). La Compagnia Marconi realizzerà – in concorrenza con la Western Elecrtic – quasi tutte le stazioni trasmittenti in Italia dal 1925 al 1943. Due anni prima di Coltano Marconi aveva inaugurato la nuova stazione a onde ultra corte che collegavano la Città del Vaticano al  Palazzo pontificio di Castelgandolfo,  provocando l’ammirazione di papa Pio XI per la capacità visionaria dello scienziato (“la mente umana vede quello che l’occhio non vede”, pronuncia al microfono).

Gli anni Trenta saranno gli anni dell’uso propagandistico della radio per le grandi adunate di massa – uno fra tanti il discorso del Duce al Senato del 1938 –   ricordato in modo indelebile  nelle sequenze  del film di Ettore Scola, Una giornata particolare, sulla visita di Hitler in Italia.

Il fascismo cercò anche di promuovere un uso didattico del mezzo, con la creazione dell’Ente radio rurale per diffondere i ricevitori (la “Radiorurale”) nelle aree più arretrate o isolate del Paese:  nel servizio girato in Alto Adige  la radio costituiva “un benefico elemento sussidiario dell’istruzione elementare”. Per diverse ragioni la diffusione tra le masse agricole restò un miraggio, la percentuale di abbonati raggiunse e superò il milione nel ’39, a fronte di 13 milioni di abbonati in Germania  e 9 della Gran Bretagna. Ai lungometraggi fu confinata invece la documentazione sui programmi e i palinsesti radiofonici  –  si vedano “Radio italiana anno XVI” o “Ecco la radio del 1940, una “giornata radiofonica realizzata con il concorso degli artisti, dei maestri e delle orchestre”. La radio di propaganda è ancora la protagonista nel servizio “Premio Cremona” dove sono esposte le opere realizzate dagli artisti svolgendo i temi del Premio:   “Ascoltazione alla radio di un discorso del Duce” e  “Stato d’animo creato dal fascismo”.

Siamo alla vigilia del conflitto, il nostro viaggio termina qui. Non prima di dare un’ultima voce al servizio “Stati Uniti. New York” che racconta, forse con un po’ di ammirazione, come i mezzi di comunicazione americani, radio e giornali, abbiano concorso “con l’abituale spettacolosa pubblicità” a diffondere  la notizia della dichiarazione di guerra di Francia e Gran Bretagna alla Germania in tutto il Paese, raggiungendo i grandi centri e le campagne.


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