8-9 gennaio: dibattito a Montecitorio

La Camera pubblica i resoconti dei dibattiti in aula del Parlamento del Regno
di 9 Gennaio 2014 0

8 gennaio 1909, la XXII legislatura del Regno è alle battute finali.  Ma la sessione si apre, i deputati sono al loro posto: il 28 dicembre dell’anno appena concluso Messina e Reggio Calabria, con le loro province, sono state sconquassate nel sonno, alle 5.21 del mattino, da un devastante terremoto e dallo tsunami che ne è seguito. Per Messina si conteranno dagli 80.000 ai 100.000 morti, con il 90% delle case raso al suolo.

Le comunicazioni sono interrotte e nella capitale del Regno giungono notizie sommarie: l’entità del disastro sarà chiara solo la sera del 28. Dal giorno dopo i titoli dei giornali diventano un bollettino di guerra: “Il terremoto e il maremoto distruggono città e villaggi nella Calabria e sulle coste della Sicilia” (per telegrafo e per telefono a La Stampa) Messina è “in preda alle fiamme e al  saccheggio dato dai malviventi”.  Al governo c’è Giolitti, presidente del Consiglio e Ministro degli Interni, che invia i primi aiuti, due ispettori a Catanzaro, mobilita la flotta per i soccorsi, e, contro le azioni di sciacallaggio, dichiara lo stato d’assedio.

Con un rapido sguardo al calendario delle sedute pubblicato sul portale storico della Camera dei deputati è possibile ricostruire le giornate di lavoro in aula e, dal dicembre 2013, consultare  tutti i resoconti stenografici delle sedute di aula delle Legislature del Regno  – la pubblicazione online era finora “circoscritta” (si fa per dire, trattandosi di circa 32.000 documenti tra resoconti stenografici dell’aula, delle Giunte delle Commissioni, bollettini) alle sessioni del Parlamento repubblicano.
Il dibattito a Montecitorio

La Camera non si riunisce dal 19 dicembre 1908. Giolitti annuncia, il 3 gennaio, la convocazione straordinaria della Camera per l’approvazione del progetto di legge governativo “a sollievo dei danneggiati dal terremoto del 28 dicembre 1908”. La seduta dell’8 gennaio si apre con il discorso commosso del presidente Giuseppe Marcora che ricorda i colleghi siciliani morti nel terremoto – gli avvocati Nicolò Fulci, Giuseppe Orioles, Giuseppe Arigò; i deputati affollano l’aula (dall’onorevole Sonnino all’onorevole Luzzatti, da Fortis ad Andrea Costa, racconta La Stampa il 9 gennaio in un resoconto dettagliato dell’intera seduta definita “storica”) e applaudono i diversi passaggi del discorso che esprimono gratitudine per la vicinanza del Re, dalla Regina alla popolazione, per l’opera di soccorso svolta generosamente da soldati e marinai (qui l’unanimità si interrompe poiché, La Stampa corregge il resoconto della Camera, l’”Estrema” grida “per i marinai sì, applaudiamo anche noi, per i comandanti, no!”). Marcora ringrazia tutti gli stati esteri per la solidarietà mostrata.

Ritratto di Giovanni Giolitti.

Poi è la volta di Giolitti. Il presidente chiede al Parlamento di dichiarare urgentissimo il provvedimento e di deferire ad una Commissione l’esame del testo. I deputati approvano senza indugio la richiesta del Presidente del Consiglio ma il giorno successivo – la seduta di sabato 9 gennaio – il dibattito fa capolino e la discussione si anima. Parlano gli onorevoli delle regioni colpite. L’onorevole siciliano Faranda chiede chiarimenti sulla proclamazione dello stato d’assedio che, isolando i sobborghi di Messina, impedisce ai 40.000 sopravvissuti di “vettovagliarsi”; intervengono gli onorevoli De Nava, di Reggio Calabria, Furnari, di Cefalù che ha perso il figlio di 25 anni. Prende la parola il relatore, Villa, per illustrare il provvedimento del governo già approvato all’unanimità dalla Commissione, chiedendo ai deputati un “esempio di concordia fraterna”. Si passa quindi all’esame dei singoli articoli, qualche emendamento è approvato dal governo (Claudio Treves ottiene la riduzione di una tassa straordinaria che avrebbe colpito i redditi delle famiglie operaie) la più parte è respinta con fermezza da Giolitti. La seduta si infiamma quando il giornalista catanese De Felice Giuffrida contesta la scelta di decretare lo stato d’assedio affidando i pieni poteri ad un generale (il generale Francesco Mazza) un’autorità militare che “non comprendendo il significato morale delle squadre di volontari venute da quasi tutte le città d’Italia, le cacciava come fossero squadre di malfattori”.  Agendo diversamente si sarebbero risparmiate “molte e molte migliaia di vittime” aggiunge De Felice Giuffrida tra rumori, interruzioni, approvazioni dei colleghi.

Con un rapido sguardo al calendario delle sedute pubblicato sul portale storico della Camera dei deputati è possibile ricostruire le giornate di lavoro in aula e, dal dicembre 2013, consultare, per le legislature del Regno,  tutti i resoconti stenografici delle sedute di aula  – la pubblicazione online era finora “circoscritta” (si fa per dire, si tratta di circa 32.000 documenti tra resoconti stenografici dell’aula, delle Giunte delle Commissioni, bollettini) alle sessioni del Parlamento repubblicano

Giolitti sostiene con fermezza la scelta di affidare la tutela della pubblica sicurezza a corpi organizzati: “quando vedeva giungere una squadra”, apostrofava il deputato De Felice  Giuffrida, “quale garanzia poteva avere in essa, se era composta di persone che non conosceva? Evidentemente la sicurezza doveva essere affidata a corpi organizzati”. Seguivano vive approvazioni… Il dibattito rivela anche certe permanenze nella storia italiana – dalle riserve espresse dal deputato Di Sant’Onofrio Del Castello sull’opportunità di costituire una Commissione consultiva ad hoc per le riparazioni immediate (“sappiamo cosa significhi una Commissione; in Italia significa l’eternità” è la sua osservazione) alla richiesta, respinta da Giolitti, di condonare, e non solo sospendere per il 1909, le imposte per i proprietari delle aree terremotate (“vi sono ricchi proprietari che non abitano nemmeno in quella provincia , e non v’è ragione che non paghino le loro imposte”). L’esame degli articoli del provvedimento prosegue fino alla votazione finale, che avviene a scrutinio segreto, e “in mezzo alla più grande confusione” riferisce La Stampa. Il disegno di legge passa quasi all’unanimità: nel segreto dell’urna 5 “antipatrioti” votano contro il provvedimento, che passerà al Senato il 12.

La Camera non sarà più convocata, la parola tornerà ai cittadini per le elezioni della XXIII legislatura. Tutta da studiare grazie all’iniziativa open della Camera della XVII legislatura repubblicana.


Risorse citate e fonti filmiche

Il portale storico della Camera dei Deputati; la pagina di navigazione delle legislature, per accedere al calendario dei lavori di tutte le legislature, dal 1848 alle legislature della Repubblica

Le sedute dell’8 gennaio 1909 e 9 gennaio 1909

L’archivio storico online de La Stampa

Tra i documenti filmati sul terremoto e conservati nelle cineteche citiamo: Il disastro di Reggio e Messina di Roberto Omegna, Ambrosio, 1909; Il terremoto di Messina e Calabria della Cines; Il terremoto calabro-siculo, di Luca Comerio.
L’Archivio Luce rende disponibile online un documentario di 4 minuti “Il terremoto di Messina