Ottant’anni fa le leggi razziali

di 14 Luglio 2018 0

“È tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti”. È il 14 luglio del 1938, e sul Giornale d’Italia appare un articolo anonimo intitolato «Il fascismo e il problema della razza», meglio conosciuto come «Manifesto della razza». Il «Manifesto», poi ripreso da tutta la stampa italiana, è un «decalogo» che, al primo punto afferma che «le razze umane esistono». I punti successivi dichiarano che esiste una gerarchia tra le razze (concetto, quest’ultimo, «puramente biologico»), che esiste una «pura razza italiana», e che «è tempo che gli italiani si dichiarino francamente razzisti». Al punto 9 gli ebrei vengono descritti come «non appartenenti alla razza italiana» e si conclude con il decimo e ultimo punto secondo il quale «I caratteri fisici e psicologici puramente europei degli italiani non devono essere alterati in alcun modo» […]

Ieri su La Stampa Amedeo Osti Guerrazzi ricordava il decalogo anti-ebraico pubblicato nel ’38 sul Giornale d’Italia. La fondazione CDEC, con la sua digital library, e l’archivio Luce sono fonti primarie per ricostruire questa ignobile e nefanda pagina della nostra storia: riproponiamo un articolo sull’intervento del Presidente Mattarella nel Giorno della Memoria con un percorso nella documentazione pubblicata dalla fondazione CDEC su Liliana Segre, nominata senatrice a vita dal Capo dello Stato, e un “post” sul misterioso documentario Luce girato a Trieste nel corso della visita di Mussolini nel settembre 1938, privo dei preziosi 18 minuti in cui il capo del fascismo preannunciava l’adozione di “soluzioni” necessarie al “problema razziale”…
La digital library della fondazione CDEC è ricca di risorse (qui un altro articolo, sulla rivista Israel) e vi invitiamo ad un viaggio nei documenti d’archivio…


Nelle immagini la ricevuta della denuncia di appartenenza alla razza ebraica di Emilio Artom alle autorità fasciste (denuncia obbligatoria pena l’arresto o una sanzione economica) e la lettera inviata da Ferruccio Parri, presidente del Consiglio dei ministri di Roma, in memoria dell’attività partigiana di Emanuele Artom, figlio di Emilio, morto in carcere nel 44 per le torture subite. La fondazione CDEC conserva un fondo Emanuele Artom, ricco di risorse documentarie; nell’immagine in evidenza il ritratto del giovane Emanuele Artom, con Vanda Maestro e Giorgio Segre (fototeca CDEC)