Gino il Pio, Giusto tra le Nazioni

di 18 Luglio 2018 0

Alla rubrica della tv francese Les coulisses de l’exploit, che negli anni Sessanta presentava l’aspetto insolito dello sport, “le côté humain des champions”,  affidiamo questo ricordo di Gino Bartali, uno dei più grandi ciclisti italiani di sempre, presente nell’Archivio Luce con decine e decine di servizi di cinegiornali.   

Toscano (nacque a Ponte a Ema, un paesino diviso tra i comuni di Firenze e Bagno a Ripoli) il 18 luglio 1914, vinse tre giri d’Italia (nel 1936, nel 1937,  nel 1946)  due Tour de France (nel 1938, nel 1948). Come scrive il Post oggi, la sua notorietà  si alimentò nel Secondo dopoguerra della grande rivalità con Fausto Coppi ” –  qui, nella Rivista Pirelli, un articolo di Giuseppe Ambrosini  che approfondisce le differenze tra i campioni –   e con la mitica vittoria del Tour nel 1948, quando aveva quasi 34 anni.

The photo Gino Bartali gave to young Giorgio Goldenberg (Shlomo Paz), 1941 (Yad Vashem)

In questo articolo vogliamo però  rilanciare il profilo di Giusto tra le Nazioni dell’uomo cui Google  dedica un “doodle” nell’anniversario della nascita.  Bartali è, nel nel settembre 2013, riconosciuto dallo Yad Vashem “Giusto tra le nazioni” per la sua attività a favore degli Ebrei durante la Seconda guerra mondiale.

Dopo l’occupazione tedesca dell’Italia nel settembre 1943, “Gino  il Pio”,  nella Firenze  occupata dai nazisti, svolse un ruolo di primo piano nel salvataggio degli ebrei partecipando attivamente alla rete della  DELASEM (Delegazione per l’Assistenza degli Emigranti Ebrei)  tessuta dal rabbino di Firenze Nathan Cassuto (qui la scheda personale nella digital library della Fondazione CDEC) con la collaborazione attiva dell’arcivescovo Elia Dalla Costa, anch’egli nominato giusto nel 2012, per  salvare la comunità ebraica – italiani e rifugiati giunti da territori posti sotto il controllo italiano, soprattutto dalla Francia e dalla Jugoslavia – dai rastrellamenti  e dalla deportazione nei campi di sterminio.

Usando gli allenamenti alle gare come copertura, Bartali percorse migliaia di chilometri tra Firenze, Luca, Assisi, Genova e Roma trasportando documenti che dovevano rimanere segreti.

Il telaio della bicicletta si riempì  di documenti falsi, carte d’identità contraffatte, trasportati da un luogo all’altro, da Assisi  (dove si producevano) a Firenze … Fermato e perquisito, chiedeva che la sua bicicletta non venisse toccata poiché le diverse parti erano state calibrate con molta attenzione per ottenere la massima velocità.  Il sito  “The Righteous Among The Nations”,   dedicato dallo Yad Vashem ai Giusti tra le Nazioni, pubblica un database dei soccorsi e dei soccorritori e dà risalto ad alcune storie personali.  Tra i ritratti e le mostre tematiche, troviamo Gino Bartali, protagonista del percorso “The Game of Their Lives”  tracciato da coloro che “hanno rischiato la vita per salvare gli ebrei durante l’Olocausto” e “hanno incarnato lo spirito olimpico dedicando le loro vite alla “responsabilità sociale e al rispetto dei principi etici fondamentali universali”.

Un insieme di testimonianze ricostruisce, come le tessere di un mosaico, il ritratto di questo campione silenzioso di umanità e giustizia: è il misterioso postino che cerca di consegnare un pacco di aiuti alla famiglia di Giulia Baquis, barricata nella casa di Lido di Camaiore; o alla famiglia Ventura, destinataria di documenti falsi per la salvezza, per conto della rete dell’arcivescovo; è il donatore, nel ’41,  di una bicicletta e di una foto al piccolo Slomo Goldenberg-Paz,  che due anni dopo si nasconderà con la sua famiglia nell’appartamento del suo ciclista eroe, a Firenze.

Milano, scuola ebraica di via Eupili. Valeria Ancona, Violetta Silvera, Lidia Flack, Irene Cammeo con rav Nathan Cassuto. Fondazione Cdec

Bartali non ha mai parlato del suo impegno e dei rischi corsi durante l’occupazione tedesca: Sara Corcos, che ha lavorato per CDEC,  ha raccontato a sua nipote, Shoshan Evron, la figlia del rabbino Nathan Cassuto, di aver incontrato Gino Bartali nel dopoguerra. “Si è rifiutato categoricamente di essere intervistato”, si legge nella scheda biografica dello Yad Vasehm, poiché, affermando “di essere stato motivato dalla sua coscienza”  non voleva che la sua attività fosse documentata. Solo quando Corcos gli parlò della sua relazione di parentela con la famiglia del rabbino Cassuto, Bartali, profondamente commosso, accettò di parlare, a condizione che non lo avrebbe registrato. Nella conversazione che seguì, Bartali raccontò a Corcos dei documenti falsi e del suo ruolo nel distribuirli.

Storie di salvezza e storie di sterminio. Il Rabbino Cassuto fu arrestato a Firenze  il 26 novembre 1943, il convoglio numero 6 lo porterà, il 30 gennaio 1944 da Milano ad Auschwitz,  dove morirà il 31 gennaio 1945