Dal 2012 la Digital Library del CDEC è uno strumento essenziale per la conservazione e la divulgazione della memoria storica della Shoah e dell’ebraismo in Italia. Questo progetto, realizzato in collaborazione con regesta.exe, consente a studiosi, ricercatori e cittadini di accedere a documenti di grande valore storico. Attraverso le piattaforme openDams e xDams, che sfruttano tecnologie avanzate per la gestione integrata degli archivi e la catalogazione dei documenti, i materiali sono accessibili in formato digitale, facilitando la ricerca e la diffusione della conoscenza.
La Digital Library oggi si arricchisce di due nuovi inventari di fondi archivistici di straordinaria importanza: il Fondo Teo Ducci e il Fondo Guelfo Zamboni, patrimoni documentali che permettono di approfondire due storie personali legate al contesto della Seconda Guerra Mondiale, alle persecuzioni nazifasciste e alla ricostruzione del dopoguerra.
Il fondo Teo Ducci: testimonianza familiare e individuale
Teo Ducci, nato a Budapest nel 1913, visse una vita segnata dalla persecuzione razziale e dalla tragedia della Shoah. Il suo fondo archivistico racconta la storia di una famiglia di ebrei ungheresi, la tragica esperienza della deportazione e la lotta per la sopravvivenza. Con l’entrata in vigore delle leggi razziali del 1938, la vita della famiglia Ducci (cognome italianizzato dall’originario “Deutsch”) cambia drammaticamente, costretta a sfollare e vivere in clandestinità fino all’arresto e alla successiva deportazione ad Auschwitz nel 1944.
L’unicità del fondo risiede nella varietà della documentazione conservata: manoscritti, dattiloscritti, corrispondenze personali, documenti relativi alla vita professionale di Teo Ducci e fotografie che tracciano le vicende della famiglia a partire dalla metà dell’Ottocento.
Il Fondo Teo Ducci raccoglie documenti personali e familiari che testimoniano la persecuzione razziale e la deportazione. Una preziosa fonte storica sulla Shoah e sulla difficile ricostruzione post-bellica.
Particolarmente significative sono le carte che testimoniano l’impegno di Ducci nel dopoguerra, quando si dedicò alla ricerca dei deportati, alla conferma dei decessi, alla richiesta di indennizzi per la deportazione e alla testimonianza nei processi contro i crimini nazisti.
Il fondo Guelfo Zamboni: diplomazia e impegno umanitario
Guelfo Zamboni, nato nel 1897, ha svolto un ruolo cruciale nella diplomazia italiana durante la Seconda Guerra Mondiale, distinguendosi in particolare per aver salvato almeno 350 ebrei dalla deportazione nazista durante la sua missione a Salonicco, dove ricopriva il ruolo di console. La sua carriera diplomatica, testimoniata ampiamente dai documenti conservati nel fondo, è ricca di episodi che raccontano le tensioni geopolitiche del periodo, ma è il suo impegno umanitario che spicca con maggiore intensità.
Il Fondo Guelfo Zamboni, diplomatico italiano che salvò 350 dalla deportazione nazista, conserva documenti della sua vita privata e professionale. Oltre alle sue azioni umanitarie, le corrispondenze diplomatiche offrono una prospettiva preziosa su un momento cruciale della storia.
Zamboni, nel dopoguerra, ricoprì anche incarichi diplomatici a Mosca durante la Guerra Fredda, e anche in questo periodo si trovò al centro di dinamiche politiche e sociali complesse. Un altro aspetto interessante del fondo riguarda il suo rapporto personale con la contessa polacca Ottavia Maria Wielopolska, arrestata in Germania con l’accusa di spionaggio, aggiungendo una dimensione personale e intima.
Il fondo Zamboni raccoglie corrispondenze diplomatiche, telegrammi e messaggi scambiati con figure politiche di rilievo dell’epoca, come Joachim von Ribbentrop e Galeazzo Ciano. Tuttavia, è la sua azione a Salonicco a rappresentare il cuore del fondo, documentata attraverso i “Notiziari sulla questione ebraica” e altri rapporti che illustrano le difficoltà e i pericoli affrontati dagli ebrei durante l’occupazione nazista. Zamboni, con l’aiuto dei funzionari del Ministero degli Esteri, riuscì a far passare per cittadini italiani numerosi ebrei greci, sottraendoli così alla deportazione. Questo gesto di coraggio e umanità gli valse un riconoscimento ufficiale da parte di Yad Vashem nel 1992.
L’accesso a documenti come quelli contenuti nei fondi Ducci e Zamboni contribuisce a consolidare la conoscenza storica e a favorire una riflessione profonda sulle vicende della Shoah, ma anche sui gesti di coraggio e umanità che, come dimostrato da Zamboni, sono stati capaci di salvare vite in un momento così buio della storia. L’importanza storica dei due fondi è amplificata dalla presenza di documentazione fotografica che sarà a breve resa disponibile per la consultazione.