Pasqua affettiva

di 20 Aprile 2025 Commenti disabilitati su Pasqua affettiva
Confezione di pacchi pasquali per i detenuti all’esterno di Regina Coeli, Archivio storico Luce

Il reporter dell’agenzia fotografica Vedo racconta la Pasqua del 1955 scegliendo di focalizzare lo sguardo sulla “Confezione di pacchi pasquali per i detenuti all’esterno di Regina Coeli” puntando quindi l’obiettivo sulla vita affettiva dei reclusi e delle loro famiglie.
Raccogliendo il testimone condividiamo lo sguardo dedicando il nostro augurio di Pasqua a quei detenuti cui finalmente viene riconosciuto in questi giorni il diritto alla sessualità e affettività in carcere. Nel gennaio del 2024 un’importante sentenza della Corte costituzionale (qui il comunicato stampa) censurava la norma che, nel prescrivere in modo inderogabile il controllo a vista
sui colloqui del detenuto, impediva di fatto al recluso di esprimere l’affettività con persone a lui stabilmente legate, anche quando ciò non fosse giustificato da ragioni di sicurezza: l’architrave di tale proibizione – scrive il professore Andrea Pugiotto sulla rivista PQM– è nel principio di sorveglianza continua sulla persona detenuta, tradotto nella regola inderogabile del suo controllo visivo durante i colloqui e le visite dei familiari (art. 18. 2° comma). I corpi reclusi – ricorda tra l’altro Pugiotto – sono esposti a uno sguardo che li accompagna ovunque, anche durante le azioni fisiologicamente più intime (le porte dei bagni, in carcere, non hanno chiave). La sentenza costituzionale n. 10/2024 ha decretato una volta per tutte: “in assenza di ragioni di sicurezza o giudiziarie, è ingiustificato il controllo visivo sui colloqui in carcere tra il detenuto e il partner” e lo scorso 11 aprile finalmente il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (DAP), l’ente del ministero della Giustizia che si occupa di carceri, ha pubblicato delle Linee guida per permettere alle persone detenute di esercitare il loro diritto all’affettività e alla sessualità in appositi spazi riservati.

Il 2024 si è chiuso registrando il picco di suicidi in carcere, concepito, racconta Don Vincenzo Russo, come un non luogo dove la persona è annullata. La speranza è che le nuove direttive contribuiscano a restituire dignità al detenuto, e, nel riconoscere un sacrosanto diritto all’intimità, a contrastare quella pericolosa “desertificazione affettiva” cui è stato condannato finora.
Buona pasqua, che sia un passare oltre anche per gli ultimi.


La rivista PQM del Riformista dedica il numero 55 del febbraio scorso al carcere: tra gli autori citati Andrea Pugiotto con “Sessualità in carcere l’affettività diventa solitudine imposta” e l’intervista di Sabrina Viviani “Il carcere senza finestre Parla Don Vincenzo Russo”.