Annotu: l’archivio audiovisivo in lingua sarda

L'archivio nato dalla ricerca di Lunàdigas
di 5 Marzo 2024 0
L’accesso al portale dell’archivio Annotu

L’associazione Lunàdigas e il film omonimo (“Lunàdigas ovvero delle donne senza figli”) realizzato dalle registe Nicoletta Nesler e Marilisa Piga nel 2016, selezionato in oltre trenta festival internazionali del cinema e premiato come Miglior Documentario in sei di questi, ha fin qui esplorato le ragioni della scelta di essere o non essere genitori, in campo nazionale e internazionale, raccogliendo dal 2008 un altissimo numero di testimonianze espresse in italiano e nelle lingue dei vari paesi dove man mano il progetto si è affacciato. Dal 2019 le testimonianze hanno dato vita all’Archivio Vivo di Lunàdigas, il primo archivio di storia orale realizzato con standard catalografici internazionali, sottotitolato in italiano e in inglese e accessibile gratuitamente online.
Ora Lunàdigas lancia un nuovo progetto, “Annotu – Ricerca audiovisuale intorno alla genitorialità in lingua sarda”, che ha ricevuto il contributo del bando Studi, Ricerche e progetti di sperimentazione sui nuovi linguaggi e tecnologie audiovisive promosso dalla Regione Autonoma della Sardegna, dedicato ai racconti sulle scelte genitoriali di testimoni parlanti le lingue minoritarie, cominciando dalla lingua sarda e dalle sue varietà alloglotte.

Annotu riconosce nella conoscenza e nell’uso della lingua madre un prezioso diritto e un’opportunità in più di disporre di codici, suoni, parole, frasi e, per aprire questo nuovo capitolo di ricerca, Lunàdigas ha scelto di ripartire dalla Sardegna dove tutto è nato, e dalla lingua sarda proprio per la sua ricchezza di vocaboli e di sfumature di senso che ben restituiscono l’ampiezza dei discorsi legati all’identità.
Il sardo è una lingua minoritaria tutelata, studiata, praticata, insegnata perché non venga dimenticata o trascurata. Ne accresce l’importanza il suo essere lingua materna, quella che segna la nostra storia, la lingua del cuore che corrisponde spesso allo strato più privato — e insieme collegato alle radici del mondo — di tuttə. Appare quindi molto importante approfondire la ricerca che parla di maternità e paternità proprio attraverso l’uso della lingua materna che contiene le parole più adatte e più suggestive, quelle incise nella memoria individuale e collettiva.
Annotu, che in lingua sarda significa appunto ‘archivio, annotazione’, simboleggia così l’atto di conservare non soltanto le parole ma anche i sentimenti, le identità e le storie che quelle parole trasmettono. È un invito a riscoprire la lingua sarda nelle sue varie forme e a valorizzarla come strumento di comunicazione, ricco di potenziale emotivo e culturale, che lega le persone alla loro terra e alle loro radici in maniera viscerale.

Un archivio audiovisivo che è anche un archivio di storia orale, di storia di genere, un archivio linguistico, antropologico, storico… un archivio partecipato, nato e vivificato dall’incontro con le persone.

Promuovendo l’uso pubblico della lingua sarda, la ricerca diventa parte attiva di un movimento culturale più ampio che mira alla riappropriazione e alla valorizzazione delle lingue minoritarie, sia come mezzo di espressione autentica della comunità che come segno di un patrimonio vivo e dinamico. Contribuisce a ispirare un dialogo intergenerazionale e a costruire un ponte tra il passato, il presente e il futuro della cultura sarda.
Le testimonianze raccolte — una rappresentanza di tutte le macrovarietà linguistiche della Sardegna, siano esse interne al sistema linguistico sardo (campidanese e logudorese) che ad altri sistemi linguistici, come è il caso del tabarchino, sassarese e gallurese (sistema linguistico italiano) e dell’algherese (sistema linguistico catalano) — hanno subìto il trattamento archivistico già riservato alle testimonianze dell’Archivio Vivo di Lunàdigas attraverso il software xDams, soluzione tecnologica Open Source ideata e realizzata da regesta.exe per il trattamento, la gestione, la fruizione e pubblicazione online degli archivi storici multimediali.
Ogni testimonianza — caricata sulla piattaforma Vimeo — è trascritta in lingua originale, tradotta in italiano e in inglese, dotata di un abstract e indicizzata per data, luoghi, lingua/lingue, nazionalità, paese di produzione e persone. Il parlato è suddiviso in una successione di segmenti di contenuto semantico autonomo. Ciascuno di essi, dotato dei corrispettivi timecode in e out, presenta una breve sintesi e una lista di parole chiave, quale soggetto/tema o argomento trattato.
Maternità, scelta, figli, matrimonio, famiglia d’origine, educazione, lavoro rappresentano i soggetti che ricorrono con maggiore occorrenza.
Le testimonianze sono fruibili nel sito annotu.lunadigas.com, filtrabili per lingua e geolocalizzate su mappa. Per ricerche avanzate è possibile utilizzare il motore archivistico dell’Archivio Vivo di Lunàdigas alla pagina “cerca”.

Alcune videointerviste del progetto Annotu


Annotu rappresenta dunque uno spin-off dell’Archivio Vivo di Lunàdigas, una sezione aperta in relazione con un corpus che continua annualmente a crescere, tra le testimonianze italiane che hanno dato origine al film “Lunàdigas ovvero delle donne senza figli” e le testimonianze internazionali raccolte dopo la sua uscita e pubblicate in questi mesi.
Il progetto non si limita soltanto a creare un archivio audiovisivo di esperienze personali legate alla genitorialità, ma rappresenta anche un manifesto sull’importanza della lingua come veicolo di condivisione pubblica, identitaria e comunitaria, invitando a un riconoscimento più ampio dell’uso della lingua materna in ogni contesto della vita quotidiana.
Un archivio audiovisivo che è anche un archivio di storia orale, di storia di genere, un archivio linguistico, antropologico, storico… un archivio partecipato, nato e vivificato dall’incontro con le persone.