Il 25 marzo Venezia ha compiuto 1600 anni e ha chiesto alle città che hanno contribuito alla costruzione dell’identità della Repubblica marinara di condividere eventi e storie utili alla ricomposizione della storia cittadina.
Bergamo, dal XV secolo avamposto di Venezia sulla terraferma verso il Ducato di Milano, ha risposto all’appello con un programma di incontri e seminari promossi dall’Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti di Bergamo sulle reciproche influenze tra Bergamo e Venezia e con iniziative digitali mirate, che evidenziano la presenza bergamasca nella città lagunare.
Bergamo, individuata recentemente da un’indagine presentata a Forum PA tra i Comuni a più alta maturità digitale, conferma il suo attivismo sulla rete anche per la storia della sua comunità ideando mappe interattive, all’interno del sito dell’Ateneo realizzato con xDams, che raccontano le presenze bergamasche a Venezia.
Come si legge nella presentazione dell’iniziativa “nei lunghi secoli della dominazione, un gran numero di migranti lascia il territorio bergamasco per cercare fortuna a Venezia”. I Bergamaschi diedero vita ad una “comunità coesa, creativa, intraprendente in molti campi, un po’ temuta e spesso invidiata” che l’Ateneo vuole raccontare grazie ad una mappa interattiva che mostrerà un itinerario virtuale con icone interattive collegate a schede di toponomastica esplicative (ecco l’origine del nome di Ponte Cavagnis, tra Calle de la Madoneta e Calle Lunga S. Maria Formosa, legato a quello del palazzo della ricca famiglia Cavagnis, di origine bergamasca)…
“Tagiapiera, depentor, pennachièr e sonador… Il Bergamasco e Venezia (1428-1797)”: oggi pomeriggio verranno presentati gli eventi in programma. Si tratta di un percorso di incontri online, previsti da settembre 2021 a marzo 2022, rivolto a tracciare il profilo delle presenze bergamasche nella città lagunare e di due mappe interattive, una dei luoghi di Venezia a Bergamo (le cui mura difensive furono costruite da Venezia tra il 1561 al 1588) e l’altra dei luoghi di Bergamo a Venezia.
Incontri di studio e approfondimento per comprendere meglio l’influsso esercitato da questa variegata immigrazione nella città lagunare, spesso schiacciata sull’immagine del rozzo montanaro, protagonista di commedie e poesie parlante un dialetto inventato, il facchinesco, una lingua d’invenzione confusa con il bergamasco. Su l’Eco di Bergamo di lunedì scorso la presidente dell’Ateneo Bergamo Maria Mencaroni Zoppetti ha sottolineato la presenza di stereotipi nel racconto dell’immigrazione bergamasca a Venezia evidenziando l’esistenza di un’immigrazione imprenditoriale specializzata, con competenze professionali. Come gli scalpellini, artigiani della pietra, maestri e architetti.
Il sito dell’Ateneo pubblicherà itinerari percorribili nei Sestieri raccontando proprio le storie di uomini, dei mestieri, delle fortune e della bellezza. Scaricabili come miniguide cartacee per un percorso tutto “analogico”.