Matilde Bassani Finzi, patriota ed intrepida compagna

Vivere da Resistente, storie paradigmatiche di coraggio e spirito di ribellione
di 25 Aprile 2022 0

Per festeggiare la Liberazione la Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC)  ha reso navigabile online informazioni e documenti raccolti nel corso di una importante ricerca sul contributo degli ebrei d’Italia alla Resistenza, dal  1943 al 1945. Si tratta del portale Resistenti ebrei d’Italia consultabile a questo link.
Protagonisti del database sono 240 Resistenti ebrei del centro Italia presentati  attraverso i dati anagrafici essenziali, le fonti di riferimento archivistiche consultate per la ricostruzione della loro  biografia e della loro attività.  La ricerca è un “work in progress” in tutto territorio nazionale e si concluderà nel 2023.

L’elenco delle fonti principali utilizzate e le note metodologiche sono presentate in una pagina del sito qui: oltre al  fondo archivistico conservato presso la Fondazione CDEC, denominato “Antifascisti e partigiani ebrei in Italia 1922-1945”, frutto di una ricerca specifica avviata nel 1955 dalla Federazione dei Giovani Ebrei d’Italia si segnala il Fondo RICOMPART Archivio per il servizio riconoscimento qualifiche e per le ricompense ai partigiani, raccolta dei documenti di richiesta di riconoscimento della qualifica di partigiano conservati presso l’Archivio Centrale dello Stato.

Oltre al database navigabile online (link) il gruppo di ricerca – a supporto di Liliana Picciotto che ha anche curato la pubblicazione dei testi  – ha affidato a dieci cittadini ebrei il racconto di storie paradigmatiche di coraggio e spirito di ribellione. Documenti, fotografie, podcast testimoniano biografie resistenziali straordinarie. Tra i nomi in primo piano  – Lea Loewenwirth, Renato Levi, Eugenio e Silvia Elfer, Giorgio Nissim, Enzo Sereni, Alessandro Sinigaglia, Eugenio Calò, Giuseppe Levi Cavaglione, Pacifico Di Consiglio  – vi è quello di Matilde Bassani Finzi che vogliamo approfondire leggendo le belle note biografiche ricche di citazioni.

Ferrarese, nata l’8 dicembre 1918, Matilde è  allevata a  latte ed antifascismo: il padre Dante insegnante viene licenziato nei primi anni Venti per le sue opinioni politiche e costringe la famiglia a lunghe peregrinazioni, lo zio materno Ludovico Limentani è uno dei pochissimi firmatari del “Manifesto degli intellettuali antifascisti”, il cugino Eugenio Curiel, antifascista e combattente nella Resistenza.

Studentessa del liceo classico frequenta la casa della maestra Alda Costa frequentata da vecchi oppositori del regime oltre che da Giorgio Bassani: “Durante queste serate preparavamo il “soccorso rosso” l’iniziativa in favore dei confinati e carcerati politici e delle loro famiglie, riassumevamo la stampa antifascista da distribuire nelle fabbriche, studiavamo il modo di prendere i contatti con il gruppo di antifascisti di altre città”.

Nel ’39 Giorgio Bassani, insegnante nella scuola ebraica di via Vignatagliata organizzata per i ragazzi espulsi dagli istituti cittadini in seguito alle leggi razziali, chiama l’amica Matilde ad insegnare; insieme a loro c’è anche Vito Morpurgo, che istruisce i ragazzi in storia degli zingari d’Europa e lo storico dell’arte Ragghianti. “Cercavamo di dare un senso di dignità ai ragazzi perseguitati, a cancellare da loro l’idea paralizzante dell’inutilità, di far vivere loro l’esclusione dalla vita collettiva non come fatto personale, ma come una delle tante ingiustizie di un governo nato dall’ingiustizia e dalla violenza”. Una cura preziosa se si pensa alla testimonianza di Liliana Segre che più volte ha ricordato la ferita dell’esclusione dalle scuole quando era bambina, il senso di isolamento in cui le leggi razziali precipitarono l’infanzia vissuta in un ambiente divenuto ostile o indifferente.

Attiva nella propaganda contro il regime viene arrestata nel ’43 assieme a Giorgio Bassani con l’imputazione di azione sovversiva per aver diffuso volantini in ricordo di Giacomo Matteotti. Con la caduta del fascismo il 25 luglio Matilde viene liberata. E’ in pericolo e inforcando una bicicletta – come tante biciclettiste partigiane – a Rubiera riesce a fuggire, e a prendere un treno per Roma. Qui inizia la sua attività partigiana all’interno della militanza socialista, dove re-incontra Ulisse Finzi, suo futuro marito. Distribuisce stampa clandestina, trasporta armi, fa da staffetta di collegamento con i partigiani dei Castelli Romani. Il 24 marzo 1944, uscendo dal recinto Vaticano dove era andata per chiedere ospitalità per due rifugiati polacchi, viene fermata dalle SS e dalla polizia fascista, ma riesce a sfuggire alla cattura: “I tedeschi mi ferirono ad un ginocchio, ma riuscii a fuggire […] Vagai di casa in casa cercando aiuto, in una Roma atterrita dall’eccidio delle Fosse Ardeatine“…

Archivio privato Valeria Finzi

Con la liberazione di Roma, il 5 giugno 1944, Matilde si adopera nell’assistenza ai partigiani bisognosi di cure, di vestiario, di lavoro, un’attività coordinata dal Comando Superiore Partigiano, e diretta da Ulisse Finzi. Collabora anche con la Psychological Warfare Branch e Radio Londra le dedica anche una trasmissione, dal titolo Un’insegnante combattente.

Dopo la guerra lottò per vedersi riconosciuto il suo ruolo di partigiana combattente dalla Commissione laziale.  Lo status di partigiana combattente, con il grado di comandante, le verrà riconosciuto il 15 novembre 1949.

Ringraziamo dr. Matilde Bassani di aver combattuto il nemico, firma il maresciallo Alexander (Archivio Yad Vashem)

Matilde continuerà poi la sua attività di militanza civile, rimanendo attiva nel movimento femminista italiano. Vicepresidente dell’Unione Donne Italiane, si spenderà nelle battaglie per la legge sul divorzio, quella sull’aborto e per il Tribunale dei Minori. Riprenderà anche a studiare, divenendo psicologa e membro della Società italiana di sessuologia clinica.

Nel sito dell’Unione femminile nazionale, che conserva anche un fondo Matilde Bassani Finzi, leggiamo che, da consigliera del CNDI – Consiglio Nazionale Donne Italiane – promuoverà in particolare l’adozione delle leggi sulla parità salariale, il diritto alla maternità, la costituzione di servizi sociali, asili nido e consultori.
Terrà inoltre corsi di educazione sessuale presso circoli popolari e scuole pubbliche.

Interessante lo sguardo del figlio Paolo, scomparso nel 2020, a lungo impegnato nel movimento anarchico. “Socialista di stampo riformista emiliano (da Prampolini a Massarenti), mal sopportava gli atteggiamenti dei comunisti (e delle comuniste soprattutto, visto che nel secondo dopoguerra fece politica soprattutto nell’Unione Donne Italiane), ritrovandosi accanto alle minoranze comuniste, agli anarchici e ai socialdemocratici nella loro (pur differente) estraneità ai metodi operativi e anche spesso “umani” dei comunisti allora rigidamente stalinisti. D’altra parte non a caso nella Resistenza romana aveva militato nell’area di Bandiera Rossa, “alla sinistra” del PCI, e poi con il giornale “Il Partigiano” fondato da Carlo Andreoni (significativa figura della Resistenza non-comunista di Roma e con simpatie per gli anarchici). Nel dopoguerra dedicò il suo impegno soprattutto in campo “femminile”, nell’UDI ma non solo, partecipando alla fondazione del CEMP (Centro per l’educazione matrimoniale e pre-matrimoniale) che aveva tra i suoi obiettivi la diffusione della contraccezione anche giovanile, impegnadosi poi nei referendum per la difesa del divorzio e dell’aborto” (link).
Matilde morirà a Milano, il primo marzo 2009.


I testi, quando non specificato diversamente, sono tratti o rielaborati dal sito Resistenti Ebrei d’Italia.  
La testimonianza del figlio Paolo è pubblicata su A/Rivista anarchica

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