A zonzo tra gli scatti Publifoto del Festival di Sanremo in mostra a Torino

di 20 Febbraio 2024 0
Adriano Celentano sul palco dell’XI Festival di Sanremo, Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo

“Quando vedo un cantante che si alza due metri dal terreno e poi cade in una forma epilettica e convulsiva e poi si gira totalmente verso il telespettatore offrendo (chiedo scusa dell’espressione) le parti posteriori alla visione e all’attenzione del telespettatore, che ha tutta la buona disposizione e la buona volontà di capire anche quello che costituzionalmente magari non riuscirebbe a capire, mi pare che tutto ciò configuri veramente gli estremi della infrazione dell’articolo 21 della Costituzione”.

No, l’onorevole del Movimento Sociale Italiano Clemente Manco non si ritenne affatto soddisfatto della risposta del Sottosegretario alle Poste e alle Comunicazioni del governo Fanfani (III) il ministro Remo Gaspari, all’interrogazione parlamentare sulla esibizione “scomposta inurbana ineducata” di un cantante (Adriano Celentano) dal palco di Sanremo, nei giorni dell’XI edizione del Festival (26-28 gennaio 1961).

Mina e Jenny Luna all’XI Festival di Sanremo, Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo, 1961

Quel ritratto, scattato istantaneamente dal fotoreporter Franco Gremignani per Publifoto, in mostra a Torino e online, racconta assieme ad altre 15500 fotografie dell’Agenzia, la storia del Festival di Sanremo, nato nel 1951 come trasmissione radiofonica RAI e affidata dal 1955 alla televisione, il “nuovo occhio regalato all’uomo” (così definita qualche anno prima da un giornalista dei cinegiornali Incom).

Non ha l’età. Il Festival di Sanremo in bianco e nero 1951-1976

A Torino abbiamo detto, alle Gallerie d’Italia, la mostra, curata da Aldo Grasso e da Silvia Cerri per la ricerca iconografica, organizzata dall’Archivio storico di Intesa Sanpaolo, si sofferma, negli 85 scatti esposti, sui fuori scena della manifestazione canora.  Nel percorso, pensato per (ri)fotografare la società italiana, dall’immediato secondo dopoguerra agli anni della contestazione e agli anni Settanta, non mancano i dispositivi ideati negli anni del boom per animare il tempo libero: l’apparecchio in mostra è il cinebox, un juke-boxe ad immagini che, con una moneta da 100 lire, proponeva un filmato musicale da vedere, ascoltare e ballare.
Un “arnese diabolico e seducente”  – raccontava il servizio della Settimana Incom – che con “cento lirette” darà all’occhio la sua parte!


Presentato nel 1959 alla Fiera di Milano e prodotto dai fratelli Bottoni di Milano – a capo della Società internazionale di Fonovision –  il cinebox non ebbe in Italia vita lunga per gli alti costi di gestione dei film.
Per produrre questi precursori dei videoclip le grandi case discografiche coinvolsero i cantanti in auge del momento: da Domenico Modugno con L’uomo in Frack a Peppino di Capri con Com’è bello, da Lonnie Sattin con “Dance With Me” ad Adriano Celentano con Stai lontana da me.
Ritroviamo le tracce di questi “short” musicali a colori nei nulla osta concessi dal Ministero dello Spettacolo e in un elenco diligentemente compilato dal giornalista Michele Bovi che ha studiato la storia dei cinebox.
La Società internazionale di Fonovision vendeva ciascun Cinebox con  40 filmati al prezzo di 1 milione e mezzo: unico acquirente, per contratto, l’azienda marchigiana Farfisa (il marchio è ben visibile nelle immagini del cinegiornale) che a sua volta vendeva gli apparecchi ai subconcessionari di zona che si accordavano con gli esercenti per il noleggio.
I francesi lanciarono invece lo scopitone (qui un divertente esempio di gioco di specchi tra suoni, video , juke-boxe e scopitone)  di Serge Gainsbourg.

Non ha l’età. La mostra prosegue online.

Spostiamoci sulla “rete” ora e torniamo al percorso online che consente una passeggiata in libertà tra le migliaia di fotografie descritte e pubblicate in concomitanza con la mostra,  nel sito dell’Archivio Storico Intesa Sanpaolo.

Mettiamo a fuoco l’edizione del 1961: è cambiato il sistema di votazione, ora partecipano gli spettatori, ma, puntualizza il musicologo Salvatore Galeazzo Biamonte, che ha seguito la manifestazione per il Radiocorriere tv, “non è cambiato tuttavia il tema del Festival che resta, da undici anni a questa parte,  quello dell’amore. I compositori e i ‘parolieri’ italiani, abbiano cinquant’anni o ne abbiano venti, portino il doppiopetto grigio Londra o il maglione e i ‘blue jeans’ siano delle vecchie guardie o della nouvelle vague continuano a proporre agli appassionati di musica leggera variazioni (tristi o allegre) sull’amore”.
Si parte il 26 gennaio, dopo Cinelandia di Sandro Pallavicini che va in onda alle 22.30 e si prosegue dopo il telegiornale della notte; 27, 28 le altre serate per un pubblico che ormai da 6 anni – dal 1955, da quando il Festival da evento radiofonico divenne (tele)visivo – valuta non solo le doti vocali ma anche le performance televisive dei concorrenti.  Serata conclusiva, con 12 finalisti, il 6 febbraio, un lunedi’.

La tv

Manifestazione autentica del benessere economico agli inizi degli anni  Sessanta la tv  – scrive Damiano Garofalo nel suo documentato saggio sui consumi televisivi  all’avvento del piccolo schermo-  “si affermava tra i giovani  come principale consumo culturale, parte integrante del tempo libero individuale e familiare”.

XI Festival della canzone italiana, Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo

Secondo un’indagine RAI sull’ascolto della televisione nel 1961 il 35% dei giovani tra i 12 e i 18 anni dichiarava di assistere alla tv la sera, quasi sempre tra le mura domestiche. Il possesso di un televisore individuale dipendeva dalla capacità di spesa delle famiglie, aumentata in modo esponenziale con il boom economico (nel 1961 gli abbonamenti alla tv erano arrivati a 2.761738 contro gli  88.118 del 1954 anno dell’inaugurazione delle trasmissioni).  

Al bar o in famiglia la tv conquistava il suo spazio.  Ci si confrontava tra amici davanti alla scatola magica o ci si accapigliava in famiglia sulle qualità di un cantante: questa fenomenologia dei comportamenti degli spettatori davanti alla televisione sarebbe stata descritta da Umberto Eco proprio in quei giorni nel celebre saggio sulla fenomenologia di Mike Bongiorno pubblicato nella Rivista Pirelli d’informazione e di tecnica con la domanda Verso una civiltà della visione?   Il 1 febbraio 1961 usciva il numero dedicato al rapporto tra Televisione e cultura e il semiologo si soffermava tra l’altro sulle contraddizioni contenute negli studi sulla “intimità passiva” generata dalla fruizione dei programmi televisivi. Così a proposito della Tv come focolare moderno provocatoriamente scriveva: “l’accusa mossa alla TV di togliere ai membri della Famiglia l’abitudine della conversazione, prevede con molto ottimismo che nella maggior pare delle famiglie prima della Tv non si facesse altro che  conversare amabilmente anziché accudire chi alle faccende di casa, chi alla lettura del giornale; intorno al televisore in fondo il nucleo familiare, non foss’altro che attraverso la disputa sulle qualità  di un cantante, ritrova spesso un’unità almeno esteriore”(!). Nel saggio, denso di considerazioni pioneristiche per gli studi sulla cultura di massa, un passaggio è dedicato anche alla “roccaforte” di Sanremo, “abitacolo della reazione canora”, espugnata nel 1958 da Nel Blu dipinto di Blu di Domenico Modugno e assediata dalle canzoni di “gusto musicale più affinato” che risuonavano nei juke-boxes.  

Ancora un altro spunto sul 1961. Da un mese Ettore Bernabei, vicedirettore  del quotidiano della DC  “Il Popolo” era diventato direttore generale della Rai tra le ironie dei comunisti (il deputato PCI Davide Ulisse Layolo chiedeva  se occorresse essere direttori del Popolo per ricoprire quell’incarico, ricordando che anche l’amministratore delegato precedente era stato direttore del quotidiano Dc):  con Bernabei si perfezionava quella vocazione educativa e pedagogica  della tv pubblica che accompagnò e accelerò la modernizzazione della società italiana. La musica leggera – scrive Anna Scalfaro, docente di  pedagogia musicale – “rimase l’ingrediente essenziale degli spettacoli di intrattenimento e varietà“, ma non si tralasciò lo spazio per la musica d’arte: “dall’opera in studio alla ripresa di un concerto sinfonico, dal programma di divulgazione culturale a quello più specificatamente didattico” .

Sanremo 1961

Torniamo alla musica leggera e a quel Sanremo del 1961, vinto da  Betty Curtis e Luciano Tajolicon Al di Là.  Le tre canzoni classificate al primo, secondo e terzo posto non furono poi così distanziate: Al di Là ottenne 708.104 voti, 24.000 baci 679.175, Il mare nel cassetto 648.776.   
Non era il tempo delle canzoni d’autore: Gino Paoli, che vediamo scegliere il suo frac e cilindro, arriverà con “Un uomo vivo” decimo, conquistando solo 65499 voti.

Gino Paoli con frac e cappello a cilindro, gennaio 1961, Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo


Si noti tra l’altro che ancora una volta a firmare lo scatto è Gremignani, fotoreporter di punta del Corriere dell’informazione, autore, due anni prima, di uno scatto divenuto celebre: A scuola sul filo, una finestra sull’Italia povera e contadina costretta a mandare i propri figli a scuola aggrappati a una carrucola (erano pur sempre gli anni della scuola di Barbiana…)
Torniamo all’urlatore Celentano che con i suoi 24mila baci (rumba rock in cui “l’amore è fatto soltanto di baci e ne occorrono mille all’ora” commentava Biamonte)  conquistava le platee giovanili, Milva, talento scoperto da qualche mese grazie al concorso Voci nuove della RAI, conquistava il terzo posto in classifica con Il mare nel cassetto e la  copertina del Radiocorriere Tv per l’XI edizione di Sanremo (1961) Mina  con… Blll le mille bolle blu blll le mille bolle blu (tango cha-cha-cha) faceva cantare mezza Italia.

Settimana Incom n. 2031, 2 febbraio 1961

Gli inviati  della Settimana Incom captavano gli umori della società italiana e riassumevano per il pubblico del cinema (i cinegiornali si proiettavano in sala): “Mina e le sue bolle blu – Miranda Martino al chiaro di luna – Milva: rivelazione del festival“. 

Milva, la “pantera di Goro”, negli scatti di Franco Gremignani

Nel servizio di attualità si sottolineava che Celentano aveva già venduto 240.000 dischi, Mina aveva le sue fans in attesa all’uscita, Milva, la “proletaria”, il mare e i quattrini… nel cassetto. Un anno dopo, nella Settimana Incom n. 2172 ritroviamo ancora l’esibizione di Celentano, ma stavolta a muoversi sul palco in modo convulsivo – come avrebbe detto il nostro parlamentare  – è Alighiero Noschese.

Il festival finisce ma quel baccano non piace a tutti

Così aveva scritto un anno prima il giornalista Ettore Masina sull’intossicazione da rumore: “Siamo tutti intossicati: dai rumori. L’uomo moderno sembra avere orrore del silenzio. I fidanzati camminano a braccetto portando in mano una radiolina a transistor, la massaia, mettendo in moto l’aspirapolvere, accende il radiogrammofono al massimo volume. Le automobili e le motociclette che corrono per le nostre strade potrebbero essere molto più silenziose: ma nessuno dei loro proprietari lo desidera. Il rumore è diventato anche un elemento di prestigio sociale, quasi a verificare detto che «ha ragione chi parla più forte ». Attraverso le pareti degli appartamenti chi ha scarsissime simpatie per le canzonette è condannato per intere serate ad ascoltare il Festival di Sanremo elargitogli dall’apparecchio televisivo dei vicini [il corsivo è mio, n.d.a.]. A Milano, se non si dispone di apparecchi particolarmente perfezionati, è ormai impossibile incidere su un nastro magnetico una scenetta familiare o un brano musicale senza che la registrazione si porti dietro rumori « di fondo › di grande rilievo” […]

Provate a cambiare i dispositivi e… l’oggi non è poi molto diverso da ieri. 


Info

La mostra “Non ha l’età. Il Festival di Sanremo in bianco e nero 1951-1976” è visitabile alle Gallerie d’Italia di Torino fino al 12 maggio 2024.

Riferimenti
La fotografia in evidenza è tratta dal servizio di Franco Gremignani ” Festival della canzone, 26 gennaio 1961 – 31 gennaio 1961“.
Sull’agenzia Publifoto acquisita dall’Archivio storico Intesa Sanpaolo si può approfondire qui.
In breve
Le informazioni di questo articolo sono tratte dalla documentazione storica della Camera dei deputati, dalla Rivista Pirelli, dal Radiocorriere Tv, dall’Archivio storico Luce, dal sommario delle statistiche storiche d’Italia, dalle pubblicazioni citate (“Televisione. Storia, immaginario, memoria”, a cura di Damiano Garofalo e Vanessa Roghi; Anna Scalfaro, La divulgazione della musica d’arte in rai-tv negli anni sessanta, Musica Docta. Rivista digitale di Pedagogia e Didattica della musica) o direttamente linkate.