Umberto Eco in tv

di 19 Febbraio 2021 0

5 anni fa moriva Umberto Eco, il grande semiologo e narratore. Lo vediamo in questa trasmissione conservata da l’Ina, condotta da Bernard Pivot il 23 luglio 1982. Ad Apostrophe – il nome del programma –  Eco parlava del suo romanzo Il nome della Rosa, pubblicato in Francia proprio nel 1982. Dieci anni dopo, nel 1992, Pivot ospiterà di nuovo Eco ma nella trasmissione Bouillon de culture sottoponendolo tra l’altro al questionario di Proust  (qui un divertito Eco rispondeva alle domande).

Ma c’è un gioiello che conserva la Rai e che ora è visionabile (chissà per quanto) sul sito di Rai Play. Si tratta dell’intervista condotta da Lorenzo Mondo per Settimo giorno, una splendida rubrica culturale in onda sul secondo canale la domenica alle 22 dal 22 gennaio 1974, curata da Francesca Sanvitale ed Enzo Siciliano. La tramissione considera e tratta televisivamente la cultura come “un fatto di costume, che influenza la vita di tutti i giorni” . La scenografia dello studio, si ricorda nell’enciclopedia della televisione curata da Aldo Grasso, è semplice: due poltrone, uno schermo parabolico, un  lungo bancone. In ogni puntata, focalizzata su un tema di attualità che suscita una serie di approfondimenti e ripensamenti, vengono proiettati tre filmati con diverse funzioni: il primo introduce, di solito, l’argomento; a esso fa da contrappunto il secondo servizio che propone recensioni e giudizi dei critici, mentre il terzo raccoglie i pareri della gente comune, dei non esperti.

Umberto Eco è chiamato a spiegare “Il mondo dei segni” – è il titolo della puntata curata da Tullio De Mauro e Adriano Di Majo – e fare una “lezione di semiotica”, una scienza che il conduttore considera (quasi) di moda! I film in studio  illustrano il mondo dei segni, e lo stesso Eco è invitato ad andare alla lavagna per esemplificare la nascita del segno in un tentativo di comunicazione tra Robinson Crusoe e Venerdì. Stupefacenti le presenze nella trasmissione con gli inserti delle videointerviste, realizzate  nel corso del primo congresso mondiale di semiotica, organizzato a Milano da IASS (International Association for Semiotic Studies) nel giugno 1974. Cesare Segre, che lamenta l’assenza degli studiosi russi, Roman Jakobson che ricorda gli anni Dieci e l’incontro con il futurismo e Marinetti, il rapporto tra poesia e lingua, un utopico Roland Barthes che sogna un mondo di liberazione e giustizia finalmente senza segni, Thomas Sebeok che introduce la zoosemiotica…

A noi spettatori Rai del nuovo millennio, a bocca asciutta di tali prelibatezze e spalancata per lo stupore della cucina Rai di quegli anni, sembra un programma per marziani…


Sono molti i documenti audiovisivi presenti nell’archivio dell’INA (e ricercabili) con Umberto Eco ospite o con Roland Barthes.

La citazione è tratta dall’Enciclopedia della Televisione Garzani curata da Aldo Grasso