Qualche tempo fa abbiamo pubblicato un articolo sulle tensioni del 1969, culminate nella strage di piazza Fontana, ma oggi vogliamo riproporlo perchè esattamente il 9 aprile di 44 anni fa, in quel maledetto anno, a Battipaglia la polizia sparò uccidendo due persone. Il loro ricordo è certamente vivo nella memoria di tanti ma la forza stessa del ricordo è nel non dare mai nulla per scontato e celebrare una volta in pù il loro sacrificio.
9 aprile 1969, Sciopero Generale, in città c’è una sana e democratica volontà di protesta e l’adesione totale alla richiesta del fondamentale diritto dell’uomo al “Lavoro”
Battipaglia era diventata nel 1929 una “Città Nuova” del regime e nel 1969 godeva di una discreta presenza industriale, avendo vissuto un poderoso boom tra gli anni 50 e 60, tanto più rilevante se si pensa che a causa della sua posizione era stato uno dei principali campi di battaglia nel corso dell’operazione Avalanche, lo sbarco alleato del 9 settembre 1943, risultandone quasi interamente distrutta come si può osservare in questo Combat Film dell’Istituto Luce.
All’inizio del 1969 si paventa la chiusura di molte fabbriche e per il nove aprile i dirigenti politici erano attesi a Roma per un incontro. In loro sostegno la città è tutta in piazza ma quando un gruppo si dirige verso la stazione ferroviaria un commissario, con estrema rigidità, indossa la fascia tricolore e ordina lo squillo di tromba, segnale della carica. La polizia interviene pesantemente ma la gente comune non ci sta, è esasperata, si ribella e come qualche mese prima ad Avola, uomini dello stato sparano: due innocenti vengono per sempre tolti ai loro affetti.
Muoiono Carmine, 19 anni colpito alla testa e Teresa, giovane professoressa, raggiunta da una pallottola in dotazione alle forze dell’ordine, al terzo piano della propria abitazione. Le Forze dell’ordine vengono letteralmente cacciate via da Battipaglia e la città diventa, di fatto, indipendente per qualche ora.
In fondo all’articolo si può trovare un lungo saggio su quella giornata per cui non mi dilungherò nella descrizione di quei giorni su cui molto (ma forse non tutto!), è stato scritto, questo post è dedicato principalmente al loro ricordo e a cercare di ricostruire il contesto in cui quegli eventi maturarono, per capire quanto e se la loro scomparsa fu “solo” una tragica casualità.
C’è però ancora un ultimo sincero omaggio da fare anche a tutti coloro i quali scesero in piazza allora e ne subirono le conseguenze, più di un centinaio di feriti in una città che non aveva neppure un ospedale, tra essi il fotografo Elio Caroccia, che compare nel video che segue, picchiato dagli agenti perchè aveva ripreso scene di violenza troppo compromettenti per la Polizia. Rimarrà colpito per sempre, nel fisico e nello spirito, da quell’esperienza.
Il giornali più conservatori di allora bollarono la protesta come eversiva mentre l’ufficio propaganda del PCI produsse un documentario, ripreso e ampliato nel 70, per raccontare il disagio popolare. Quel documentario si chiamava proprio “Ritorno a Battipaglia” .
Oggi la ricchezza di fonti di informazione d’archivio è un fatto consolidato e a queste fonti abbiamo cercato accesso per dare dei fatti una lettura obiettiva. La “rivolta di Battipaglia” non può essere correttamente letta se non si ricostruisce il clima di quel tragico 1969 che proprio da Battipaglia vede partire una escalation di tensione che culminerà nella strage della Banca Nazionale dell’Agricoltura a Milano.
L’anno comincia con un episodio tragico che anche in questo caso vede protagonista un ragazzo, un semplice cittadino che si sacrifica per la sua gente. In questo filmato dell”Archivio Luce si parla sia del suicidio di Jan Palach (19 gennaio 1962) e della primavera di Praga, così dilaniante per la sinistra italiana, sia dell’elezione del controverso Nixon alla Casa Bianca (unico presidente Usa dimessosi per uno scandalo, il Watergate).
“ti alzasti felice come non mai […] poi sempre più felice, mi hai salutato
Ciao sorellina, oggi si scende in piazza, oggi si protesta, ma tu ignoravi che quel tragico giorno sarebbe stato l’ultimo della tua vita. […] Liliana, vedrai, un giorno cambierà tutto, saremo liberi nel Socialismo ed in un mondo di eguali”. […] Invidiavi i giovani coraggiosi che morivano da eroi, ma di questo adesso non ne puoi dubitare perché anche tu sei morto come un vecchio partigiano nel fiore degli anni più belli.” (Liliana Citro)
Il suicidio di Jan si scolpì nel cuore di Carmine, come ricorda la sorella Liliana in quel filmato, e lo spinse con coraggio a essere in piazza con tutti, purtroppo ad andare incontro al suo tragico destino
Il 27 febbraio Roma è sconvolta dalle proteste per la visita di Nixon e studenti di destra irrompono nella facoltà di Magistero, nel tentativo di fuga muore uno ragazzo di 23 anni, Domenico Congedo , studente mentre il 31 marzo si insedia la Commissione Parlamentare che dovrà indagare sul piano Solo del 1964 e sulle schedature del famigerato SIFAR
E’ proprio nel 1969 che Almirante comincia a dirigere l’ MSI, in Grecia c’è una giunta militare, la terribile dittatura dei “colonnelli”, e l’Italia si trova a rappresentare la terra di confine tra i due blocchi USA e URSS, si succedono eventi che nascono dalla protesta giovanile o dal torbido rimestare di molti servizi segreti come la rete Gladio, attiva già dal 1964, ma riconosciuta, solo dopo molte reticenze, dall’allora Presidente del Consiglio, Giulio Andreotti, nell’ottobre del 1990. La Commissione Stragi ipotizzò però ceh Gladio non fu l’unica struttura segreta e che ci furono strutture simili fin dal primo dopoguerra.
Il 9 aprile la violenza si abbatte sui cittadini di Battipaglia, qualche giorno dopo, alla Camera dei Deputati, Sandro Pertini, commosso presidente dell’Assemblea, ricorda i morti di Battipaglia
“Onorevoli colleghi, sono certo di interpretare il sentimento vostro, se rinnovo da questa tribuna i l profondo cordoglio per le vittime dei tragici fatti di Battipaglia, fatti che hanno scosso e turbato la coscienza dell ‘intera nazione.
Ma non basta manifestare la nostra pietà per le vittime e la nostra costernazione per quanto è accaduto. Dalla nostra qualità di rappresentanti del popolo ci deriva un preciso dovere : impedire che fatti simili possano ancora ripetersi […] Solo pensando ai vivi non sicuri del loro domani possiamo degnamente onorare i morti, povere vittime innocenti.”
Il ministro Restivo difende senza dubbi l’operato della polizia e i deputati conservatori evocano i fantasmi della rivoluzione e pretendendo un’inasprimento del cosiddetto “ordine”, ragion per cui il dibattito si trasforma in uno scontro tra le tesi del governo e la sinistra che chiede invece con molta forza che la polizia non usi più le armi nel corso di manifestazioni di piazza. Presidente del Consiglio è Mariano Rumor, coinvolto (e poi prosciolto) anni dopo nello scandalo Lockheed, intervengono nel dibattito, tra gli altri, su opposte posizioni Almirante, Andreotti, Avolio, Covelli, Ferri, Guarra, Malagodi, Pajetta, Scalfari, Donat Cattin e D’Alema.
Battipaglia è lontana dalle tensioni delle grandi città come Roma e Milano e ancora oggi le testimonianze raccontano di una rivolta popolare che allontanò spontaneamente politici, giornalisti e provocatori. Eppure una inchiesta indipendente condotta dopo la strage di Milano rivelò che il giorno prima l’agenzia OP di Pecorelli avrebbe previsto disordini molto seri a Battipaglia (come purtroppo accadde) e annunciato la presenza di numerosi attivisti di Avanguardia Nazionale di Stefano delle Chiaie.
Pecorelli era un giornalista scomodo, con molte informazioni di prima mano dei “servizi”, in genere non parlava a caso e la sua rivista era spesso un’arma di ricatto, ragion per cui era seguito e temuto negli ambienti politici. Pecorelli ritrattò successivamente e accusò dell’incauta pubblicazione Pacciardi ma la previsione, rivelatasi tristemente esatta, non fu mai riportata da alcun giornale nazionale. Pecorelli morì, ucciso, 10 anni dopo e il 20 marzo 1979 alla Corte di Assise di Perugia ci saranno condanne importanti per quell’assassinio, come quella del senatore Andreotti, annullata successivamente dalla Corte di Cassazione.
La nota di OP indice a pensare che un pezzo della strategia della tensione, che ha insanguinato l’Italia, sia passato anche per le strade e le piazze inconsapevoli di Battipaglia. Di contro abbiamo avuto la fortuna di realizzare un’intervista all’allora comandante dei Carabinieri della stazione di Battipaglia il maresciallo De Marco. Il maresciallo tende ad escludere una presenza determinate di “agitatori” in quanto, a causa della sua attività, conosceva la gran parte delle persone in piazza quel giorno. Il ruolo di mediazione dei carabinieri, riconosiuto da diverse fonti, gli valse un trattamento meno aggressivo da parte dei manifestanti ma il maresciallo De Marco è testimone dell’espasperazione della gente in quelle giornate.
Se nulla si è mai saputo con certezza di trame oscure è certo però che quei fatti diedero il via a una stagione continua di grandi manifestazioni, nelle quali forte fu la contrapposizione tra polizia e manifestanti, una stagionee di attentati come alla Fiera di Milano, alle stazioni ferroviarie e ai treni, con il tragico epilogo di due ragazzi di 22 anni morti il 27 ottobre e il 19 novembre.
A Pisa lo studente Cesare Pardini viene colpito al petto probabilmente da un candelotto lacrimogeno sparato ada altezza uomo, a Milano l’agente Antonio Annarumma perde la vita a bordo della sua jeep per un colpo inferto alla testa. Anche in questo caso la versione ufficiale che parlò di tubi innocenti lanciati dai dimostranti e gli fu si contrapposta una versione che faceva ricadere la causa della mort sull’urto accidentale della jeep. Non venne mai condannato alcun responsabile.
Quel terribile 1969 conosce il suo culmine poi con la bomba di piazza Fontana a Milano, alla Banca Nazionale dell’Agricoltura ricordata di Gianni Bisiach in “un minuto di storia”.
Piazza Fontana è al tempo stesso un apice e un inizio, l’esplosione della tensione incalzante di un sanguinoso 1969 e l’incedere delle più feroce stagione di terrore, dolore e depistaggi che la nostra Repubblica abbia mai conosciuto. Quel giorno, a Milano, morirono molti innoncenti, 17 compresi quelli spirati nei tre giorni successivi, ma quella stessa striscia di dolore occorre includere anche Calabresi (il commissario che indagò sui fatti e per il cui omicidio vennero condannati anni dopo i vertici di Lotta Continua) che la notte del 15 dicembre interrogò uno dei primi sospettati, risultato poi innocente, Giuseppe Pinelli, finito giù da una finestra quella notte in questura. Pinelli morì ma altre morti sospette seguirono fino alla strage della questura di via Fatebenefratelli nel 1973, proprio in occasione di una commemorazione del commissario Calabresi e il cui obiettivo era lo stesso Mariano Rumor, Presidente del Consiglio all’epoca dei fatti di Battipaglia e Ministro dell’Interno nel 1973.
Anche allora la sinistra si mobilitò con tante iniziative, come la citata contro inchiesta sulla strage, o come quella promossa dal regista Elio Petri che realizzò un documentario per raccontare le ipotesi sulla morte di Pinelli in questura, per semtire la versione ufficiale che parlava di suicidio e in cui si riconoscono giovanissimi attori come Gian Maria Volontè, Renzo Montagnani e Luigi Diberti.
Oggi su Facebook un gruppo raccoglie materiali e informazioni su quelle giornate a Battipaglia e questo, a mio avviso, rappresenta un nuovo modo di raccogliere la memoria popolare.
Altri documenti
- Documentario di Lotta Continua, da una idea di Pier Paolo Pasolini (fonte non verificata)
- Articolo di Eugenio Scalfari
- Testimonianza di Fortunato Zinni (La7), dipendente BNL superstite, presente al momento dell’esplosione
- Archivio AAMOD filmato su Pinelli (interviste)
- Il “Cantastorie Italiano” Franco Trincale sui fatti di Battipaglia
- Saggio dell’ Istituto Galante – ricostruzione dell’aprile 1969 di Nicoletta Guerriero*
*questo saggio è qui stato caricato perchè non più rintacciabile on line, se ciò viola diritti di copyright sarà prontamente rimosso