La Roma degli anni Sessanta abitata dai turisti, raccontata dalla voce e dalle immagini dei giornalisti inglesi. Non c’è bisogno di dirne il nome, recita il titolo. L’ammirazione per la città eterna – il museo a cielo aperto – ha solide radici, tappa obbligata dei Grand Tour già a partire dalla Seconda metà del Cinquecento.
Non stupisce che persino l’archivista – alle prese con la descrizione del cinegiornale – perda la professionale vocazione alla oggettività e sintetizzi il servizio con “Divine scenes of Rome in this atmospheric travelogue – bellissimo!”, o viva nello sguardo dei turisti che nella via Veneto della Dolce Vita tra le luci al neon – “elegant rather than flashing ritzy ones” – seduti “at civilised pavement cafes / restaurants” guardano “the world go by “.
“I want to go there – pronto!”, la descrizione si scioglie in una supplica…
Dedichiamo questo omaggio alla città di Roma, fuori dal Tour nel Ferragosto della pandemia, e al lavoro prezioso e appassionato degli archivisti d’immagine.