Vite interrotte. Un racconto nel Giorno della Memoria

di 26 Gennaio 2024 0

14 marionette, un teatrino di legno, due volumi rilegati in mezza pelle ‘Sacra Bibbia’, un cestino in vimini per lavorare, contenente un cappellino per signora e ombrellino in seta”: le “Vite interrotte” dei cittadini ebrei colpiti dalle leggi razziali e dai provvedimenti di confisca prendono corpo attraverso gli elenchi degli oggetti quotidiani sequestrati, il mazzo di chiavi di un’abitazione, i verbali che trascrivono burocraticamente le voci dei familiari superstiti da cui trapela la morte atroce – sbranato dai cani – del loro congiunto… Sono alcuni dei passaggi del video Vite interrotte, prodotto da regesta.exe, che raccontano, attraverso più voci e più visioni   – quelle degli attori,  quelle emergenti dalle carte d’archivio, dalle fotografie di famiglia, dagli oggetti personali, quelle del Regime e quelle delle ricomposte nella scrittura del film-  l’irruzione della Storia – la tragedia del fascismo e delle leggi razziali –  nell’esistenza quotidiana di una parte della popolazione italiana, espulsa dalle scuole, discriminata, perseguitata, deportata. E’ la Shoah italiana la protagonista del racconto di Silvana Profeta, regista sensibile alle narrazioni dal basso – ha diretto anche Senza Rossetto sull’immaginario femminile alla vigilia del voto – e Antonella Pagliarulo, giornalista di racconti d’archivio, in una produzione voluta da regesta.exe, ancora una volta promotrice di un lavoro sulle fonti.

Il video, realizzato per il progetto EGELI di Archivio storico Intesa Sanpaolo e Fondazione CDEC  nel 2020, è stato proiettato il 22 gennaio scorso in occasione della giornata di studio “Gli archivi di Banca raccontano l’EGELI. I Linked Open Data per la storia dei sequestri dei beni ebraici”. L’incontro è stato promosso per presentare il progetto di collaborazione avviato tra Intesa Sanpaolo e la Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo per lo studio e la valorizzazione della documentazione bancaria sulla requisizione dei beni ebraici durante le persecuzioni fasciste, in particolare sulle carte dei Fondi Egeli (Ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare) degli archivi della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, dell’Istituto di San Paolo di Torino e del Monte di Pietà di Milano.

Dopo l’emanazione delle leggi antisemite del 1938 che vietavano tra l’altro agli ebrei di possedere immobili e beni di valore superiore ad una certa quota  fissata dalla legge si giunse alla costituzione dell’Ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare – Egeli, incaricato di acquisire, gestire e rivendere i beni eccedenti la quota di proprietà consentita ai «cittadini italiani di razza ebraica» ( Si veda il REGIO DECRETO 27 marzo 1939-XVII, n. 665  nell’elenco delle leggi antiebraiche dell’Italia fascista pubblicato dalla Fondazione CDEC ) .
L’Egeli estese le proprie competenze ai sequestri dei beni esattoriali e, con l’ingresso dell’Italia in guerra (10 giugno 1940), ai sequestri dei beni nemici in Italia. Con la Repubblica Sociale Italiana iniziò una sistematica caccia all’uomo con l’arresto e la deportazione in campi di concentramento di tutti i cittadini ebrei italiani e stranieri e, dal punto di vista patrimoniale, la confisca e il sequestro di tutte le proprietà ebraiche, beni immobili e beni mobili.