Il perfetto imprenditore

Enrico Mattei a 50 anni dalla scomparsa
di 28 Ottobre 2012 0


La fotografia che ritrae Enrico Mattei, al fianco degli altri membri del Comitato di liberazione nazionale Alta Italia, Giovanni Battista Stucchi, Ferruccio Parri, Raffaele Cadorna, Luigi Longo e Fermo Solari, che sfilano alla testa delle brigate partigiane nella Milano liberata il 6 maggio 1945, può a buon titolo essere considerata l’immagine di copertina della sua vicenda imprenditoriale.
Solo da pochi giorni Mattei è stato designato commissario dell’Agip, con il compito di procedere alla liquidazione dell’ente petrolifero costituito nel 1926, facendone, invece, lo strumento di un’innovativa esperienza industriale con la scoperta dei giacimenti di metano e petrolio nella Valle Padana. Partecipa poi da protagonista, deputato eletto nella circoscrizione di Milano per la lista della Democrazia cristiana per la prima legislatura repubblicana, alla lunga discussione che porta all’approvazione della legge 136 del 10 febbraio 1953 che istituisce l’Eni (si può seguire l’intero dibattito sul Portale storico della Camera). Subito dopo Mattei si dimette da deputato (è il 5 marzo del 1953), per assumere la direzione della sua nuova creatura, fino alla sua tragica morte il 27 ottobre del 1962.
I principi guida dell’azione di Mattei vanno ricercati, innanzitutto, nella dottrina sociale della Chiesa come viene recepita, nelle condizioni dell’Italia che esce dalla tragedia del fascismo e della guerra, nel cosiddetto Codice di Camaldoli; in secondo luogo, nella riflessione sulle condizioni e i fattori della crescita industriale italiana sviluppatasi prima e durante l’esperienza dell’Iri. Questa duplice ispirazione traspare con chiarezza in diversi suoi interventi, ora disponibili nella completa raccolta di Scritti e discorsi. 1945-1962, curata dall’Archivio storico Eni e pubblicata da Rizzoli. Scrive nel 1950, nel testo Il problema politico degli idrocarburi italiani: “l’economia di mercato ha fatto il suo tempo e allo Stato compete ogni giorno di più una funzione preminente nella produzione e negli scambi”. E quasi dieci anni dopo, rivendicando con orgoglio i risultati raggiunti nel corso di una cerimonia di premiazione dei dipendenti Agip con 25 anni di servizio (Roma, 9 gennaio 1958), sottolinea: “qui non si tratta di iniziativa privata e iniziativa dello Stato, si tratta di iniziativa”, riprendendo i temi di una polemica mai sopita contro l’immobilismo dei protagonisti privati dell’industria petrolifera internazionale in Italia.

Mattei ha costruito un’impresa pubblica nel settore dell’energia per farla impresa multinazionale

Sebbene la sua esperienza imprenditoriale tragga origine e alimento diretti dal suo impegno politico, Mattei è stato, prima che un civil servant, un imprenditore, perché ha saputo combinare in maniera innovativa ed efficace le risorse e i fattori che erano disponibili nelle difficili condizioni dell’Italia nel dopoguerra per creare un’autonoma presenza italiana nel settore del petrolio e dell’energia. Come gli esempi della siderurgia, della telefonia, del trasporto aereo, della rete autostradale stanno a dimostrare, costruire un’impresa lungo la dorsale portante della II rivoluzione industriale, costruire, quindi, un’impresa che fosse in grado stabilmente di competere sul mercato internazionale, voleva dire in Italia affidarsi alla leva pubblica. Mattei ha costruito un’impresa pubblica nel settore dell’energia per farla impresa multinazionale. “Io appartengo al mondo del lavoro e non a quello della politica”, ricorda in un discorso tenuto durante il viaggio a Pechino e a Mosca nel dicembre 1958.

Allo stesso modo,  la politica di accordi paritari e di rapporti di amicizia promossa da Mattei con i paesi produttori (dalla Persia dello Scià Reza Pahlavi, ai paesi africani ex-coloniali, poi anche all’Unione sovietica) risponde senz’altro ad una precipua ispirazione ideale, ma rappresenta innanzitutto una scelta imprenditoriale vincente, la leva attraverso la quale l’Eni, ultimo arrivato nel mercato internazionale del petrolio, riesce a ritagliarsi un proprio autonomo spazio d’iniziativa tra i pochi grandi protagonisti di quel settore.

A quattro giorni di distanza dalla sua scomparsa la Camera lo ricorda con unanime partecipazione nella seduta del 31 ottobre 1962. In un’ideale continuità con quell’istantanea del 1945, nell’aula di Montecitorio prendono la parola il democristiano Benigno Zaccagnini, il socialista Riccardo Lombardi, il deputato Giorgio Bardanzellu del gruppo monarchico (da poco rinominato Partito democratico italiano), il comunista Arrigo Boldrini, il liberale Francesco Colitto, il socialdemocratico Flavio Orlandi, oltre al ministro delle Partecipazioni statali Giorgio Bo e al presidente della Camera Giovanni Leone.

L’immagine di apertura proviene da archivio storico eni