In questi giorni di cieca violenza, laicamente, accogliamo l’invito “militante” di un religioso che si dedica all’educazione – Monsignore Andrea Lonardo, Direttore Ufficio Catechistico e Servizio per il Catecumenato – alla divulgazione di due testimonianze preziose: due voci femminili, quella di Malala, la giovane pakistana musulmana colpita alla testa e al collo da un colpo di pistola esploso da un talebano il 9 ottobre del 2012 e quella di Myriam, una bimba cristiana irachena fuggita a Erbil da Qaraqosh, Irak, a causa delle violenze dell’Isis.
“Dinanzi agli attentati che continuano e continueranno”, Andrea Lonardo invita “ad educare con passione e in libertà, a cominciare dalle bambine e dalle ragazze”. “La mia proposta”, continua il religioso, “è di puntare nella scuola inter-culturale, nelle parrocchie, nelle moschee, nei luoghi di dialogo inter-religioso, nei luoghi di incontri «laici» sulla testimonianza di persone che hanno già trovato la soluzione: educare con passione, insegnando a leggere e a dibattere liberamente di tutti i temi, approfondendo ogni insegnamento religioso che invita alla libertà e al perdono, a partire dalla possibilità di studio per le donne […] Le due testimonianze più alte che ho in mente sono di due donne, due ragazze, una musulmana ed una cristiana, Malala Yousafzai e Myriam. Ci impegniamo a farle conoscere a tutti? I video che propongo sono questi che seguono – notissimi, ma mai abbastanza – da far vedere a scuola, in parrocchia, in moschea, negli incontri non religiosi. Sono due donne, due ragazze, che hanno da insegnare a tutti, innanzitutto agli uomini e agli adulti”.
Le parole pronunciate da Malala, aggiungiamo noi, il 12 luglio 2013, nella sede di New York delle Nazioni Unite, vanno al cuore del problema in modo semplice e diretto: “Let us pick up our books and our pens: they are the most powerful weapons; one child, one teacher, one book, and one pen can change the world. Education is the only solution, education first”. Oggi, dopo l’ennesima strage – nel parco di Lahore in Pakistan, dove i cristiani erano riuniti per festeggiare la pasqua, e dove si contano almeno trenta bambini tra le vittime – è a Malala (Premio Nobel per la Pace nel 2014 per la lotta contro la soppressione dei bambini e dei giovani e per il diritto di tutti i bambini all’istruzione) che vogliamo ridare la parola.