La nascita del quartiere Prati

di 18 Gennaio 2021 1

Uno spazio di campagna a ridosso dei quartieri centrali della città abitata: erano questi i Prati di Castello dove si andava a trascorrere il tempo libero, a mangiare nelle osterie e giocare a bocce. La nascita del quartiere Prati, una delle vicende più significative della trasformazione di Roma capitale, è raccontata nelle abitudini e nella quotidianità degli abitanti della metropoli da Maria Teresa Bonadonna Russo e dai ritratti fotografici di Giuseppe Primoli, in un’accurata selezione realizzata da Valeria Petitto.

Dalle scampagnate nell’agro romano con famiglie allargate, alla processione del Divino Amore, dalla caccia alla volpe, alle corse alle Capannelle: le immagini del grande fotografo illustrano il tempo libero nel secondo video realizzato dalla Fondazione.

Infine  il racconto del colonnello William Frederick Cody, noto con il nome d’arte di Buffalo Bill, che dopo la Guerra di secessione e quella contro i sioux mette in piedi lo spettacolo Wild West Show, dove sono raccontati i momenti salienti dell’epopea del west.
Nell’inverno del 1890 viene a Roma, preceduto da una martellante campagna pubblicitaria. Il 18 febbraio sbarca con 28 carri ferroviari a piazza d’Armi (piazza Mazzini) con 800 uomini e donne (cowboy e indiani, sioux e cheyenne) e il 4 marzo si esibisce. Nei giorni successivi sfida con i suoi cowboy i butteri della campagna romana mandandoli su tutte le furie   per i maltrattamenti inflitti ai puledri di Cisterna….”I giornali romani rendono conto diffusamente della scommessa fatta dal duca di Sermoneta con Buffalo Bill che cioè due cow–boys (due mandriani) di questo non sarebbero riusciti a montare due puledri, non domati, della campagna romana. Ad assistere alla scommessa accorse un pubblico numerosissimo, che invase perfino palchi e scomparti privati o distinti. Si calcola che vi fossero più di 10 mila spettatori; l’incasso superò 16mila lire“(Corriere della sera, 6-7 marzo 1890)

Questi racconti lasciano trapelare la grande forza narrativa e informativa di questi documenti fotografici tratti dall’archivio di Giuseppe Primoli appena pubblicato online (qui la descrizione del progetto).

L’archivio – si legge nel portale – si compone oggi di circa 13000 negativi su vetro con gelatina al bromuro d’argento, 318 cartoni, di grande e medio formato, ideati e preparati dallo stesso Giuseppe Primoli, con stampe all’albumina incollate – le uniche stampe originali realizzate dal conte, giunte sino a noi. A ciò si aggiungono diapositive su vetro, carte de visite, negativi su pellicola in nitrato di cellulosa e diversi album. Il periodo di maggior attività fotografica del conte Giuseppe Primoli può essere ristretto attorno agli anni 1888-94, anche se la sua opera continuò certamente fino alla fine del XIX secolo e le ultime lastre sono databili attorno al 1905. Imbevuto di cultura francese il conte – per gli amici “Gégé” – è “influenzato dall’esperienza dell’impressionismo, degli studi sul movimento e in genere dall’analisi dei diversi modi di rappresentare la realtà condatta da pittori e fotografi non italiani. Solo l’istantanea poteva permettere questo nuovo modo di guardare, di spezzettare il reale in minuscoli frammenti” (Storia della Fotografia).

Primoli si colloca  alle spalle della gente che guarda qualcosa di interessante, tanto più se si tratta di cose che sono fuori campo e che possiamo soltanto immaginare: si tratta di un’immedesimazione che Primoli attiva specialmente con la gente sconosciuta “come a voler riconoscere, all’oscuro compagno di strada d’un attimo, lo stesso titolo di super-voyeur di cui il fotografo è orgoglioso”, scrive Carlo Bertelli. Così è per il grappolo di curiosi sollevato da terra appesi come premi in fiera a un lampione..

Insomma  Gégé scriveva degli epigrammi con la macchina fotografica…


Gabriele D’Autilia, Storia della fotografia in Italia dal 1839 a oggi, PBE,  2012, pp.104-105.
Carlo Bertelli, La fedeltà incostante, pp. 101-102, in Storia d’Italia Anni 2, L’immagine fotografica 1945-1945, Einaudi, 1979

L’immagine in evidenza è “Roma. Il col. W.F. Cody (Buffalo Bill) e due butteri”, 8 marzo 1890, appartenente al cartone Buffalo Bill. I butteri a Buffalo Bill.