Segni e la Repubblica: omaggio del Presidente Mattarella

di 3 Febbraio 2021 0
Antonio Segni con Heinrich Lübke durante il viaggio in Germania, 31 luglio-3 agosto 1963, Archivio storico del Quirinale

A 130 anni dalla nascita, il Presidente Mattarella ha ricordato ieri la figura di Antonio Segni, mettendo anche l’accento sulla proposta dell’ex Capo di Stato di introdurre nella Costituzione il principio della “non immediata rieleggibilità” del Presidente della Repubblica.

Il 16 settembre 1963, in occasione dell’avvio della IV legislatura repubblicana il Presidente Segni, inaugurando la consuetudine di indirizzare messaggi presidenziali al Parlamento, aveva espresso la convinzione, ricorda Mattarella, che fosse opportuno introdurre in Costituzione il principio della “non immediata rieleggibilità” del Presidente della Repubblica. Il periodo di sette anni era sufficiente a garantire una continuità nell’azione dello Stato”. La proposta di modificazione valeva  anche ad eliminare qualunque, sia pure ingiusto, sospetto che qualche atto del Capo dello Stato sia compiuto al fine di favorirne la rielezione”. Una volta disposta la non rieleggibilità del Presidente – sosteneva Segni, come ha ricordato Mattarella alle prese con una crisi di governo e con la difficile composizione di una maggioranza per un nuovo esecutivo — si potrà anche abrogare la disposizione dell’art.88 comma 2° della Costituzione, che toglie al Presidente il potere di sciogliere il Parlamento negli ultimi mesi del suo mandato”.

Ma andiamo oltre l’evento e seguiamo con il Capo dello Stato – e grazie ai documenti storici disponibili online – alcuni momenti della Presidenza Segni, che fu marcata da un un ricorso frequente ad esternazioni e messaggi istituzionali alle Camere (se ne legga un profilo nel ritratto di Luca Lecis pubblicato su Minerva web, Bimestrale della Biblioteca ‘Giovanni Spadolini’ del Senato).

Il discorso integrale sulla proposta di modifica istituzionale avanzata da Segni è disponibile online grazie alla pubblicazione dei Discorsi e messaggi sul portale storico del Quirinale (pp. 47-50) . Anche un altro passaggio importante della rievocazione del Presidente Mattarella è documentato nei Discorsi: il commiato rivolto da Segni al Presidente della Repubblica federale di Germania Heinrich Lübke il 3 agosto del 1963 al termine del viaggio in Germania  (p.175) durante il quale aveva presenziato alla cerimonia di inaugurazione di un tempio votivo dedicato agli italiani morti nel campo di concentramento di Dachau. Possiamo anche rivedere la cerimonia grazie ad un cinegiornale  della Compagnia Italiana Attualità Cinematografiche, il Caleidoscopio Ciac, custodito dall’Archivio storico Luce e accessibile online, che dedica il servizio al Presidente nei giorni della malattia (nell’estate del 1964 Segni, durante  un colloquio   con Moro e Saragat, era stato colpito da un collasso).

L’archivio storico della Presidenza conserva anche un ricco servizio fotografico (88 immagini) sulla visita di Segni in Germania (vi sono ritratti tra gli altri la moglie, Laura Carta, Attilio Piccioni, Giovanni Leone, Konrad Adenauer, Heinrich Lübke, Gehrard Schroder).

Il Presidente del Consiglio Leone con il vicepresidente e ministro degli Esteri Piccioni in occasione del viaggio in Germania, Archivio storico del Quirinale

I quotidiani del tempo sottolinearono il valore europeista dell’incontro e il rafforzamento dell’atlantismo perseguito con questo viaggio di avvicinamento tra Italia e Germania (così Arrigo Levi sul Corriere della Sera del 14 luglio 1963). In piena guerra fredda il valore politico del viaggio non poteva che suscitare le critiche e le censure dell’Unità che vedeva nella trasferta in Germania un consolidamento del ruolo dell’Italia come “appendice meridionale” del  “blocco reazionario” che il patto franco-tedesco rappresentava nel centro dell’Europa. Quanto alla cerimonia di Dachau, durante la quale Lübcke aveva ricordato i crimini della Germania nazista – “Su questo suolo terribili crimini sono stati commessi contro degli innocenti. Con grande amarezza dobbiamo riconoscere che furono dei tedeschi a commettere tali crimini… Voglio assicurare gli italiani che non dimenticheremo le vittime della tirannide” – che per il Presidente Segni diventavano un ricordo del passato – “Nulla è rimasto della dottrina nazista che decise di sterminare coloro che si opponevano alla dittature” l’Unità mostrava tutto il suo scetticismo: con un trafiletto dall’eloquente titolo Un grembo ancor fecondo pubblicato l’1 agosto il quotidiano comunista ricordava “lo stuolo di magistrati e poliziotti nazisti al lavoro nell’apparato della Repubblica federale” e la collaborazione di Hans Globcke, giurista al servizio della Germania hitleriana, con il Cancelliere Adenauer.

Sulla  figura e l’opera di Antonio Segni che, ha concluso Mattarella, “appartengono alla storia repubblicana, che lo annovera tra gli artefici della ricostruzione e dello sviluppo del Paese” rinviamo ad un approfondimento già realizzato con materiali d’archivio.


  • Dichiarazione del Presidente Mattarella in occasione dei 130 anni dalla nascita di Antonio Segni, 2 febbraio 2021 (link)
  • Discorsi e messaggi del Presidente della Repubblica Antonio Segni, Roma 2007, Archivio storico del Quirinale, online sul portale (link)
  • Minerva web, n. 31 (Nuova Serie), febbraio 2016 (link)
  • Caleidoscopio Ciac n. 1656, Sevizio  Roma: Il presidente Segni sta meglio,  24/09/1964, Archivio storico Luce (link)
  • Servizio fotografico Viaggio di Stato del Presidente della Repubblica Antonio Segni nella Repubblica Federale di Germania, Archivio storico del Quirinale, online sul portale (link)
  • Arrigo Levi, In visita non ufficiale. Segni in Germania dal 31 luglio al 3 agosto, Corriere della Sera 14 luglio 1963
  • Le dichiarazioni alla cerimonia di Dachau sono tratte dalla cronaca l’Avanti del 1 agosto 1963, Omaggio di Segni alle vittime di Dachau (link)
  • Franco Fabiani, Adenauder punta su Segni per un patto a tre, e, senza autore, Un grembo ancor fecondo, L’Unità del 1 agosto 1963 (link)