Babbo Natale, tra sogni e realtà

di 24 Dicembre 2021 0

Alla vigilia di Natale due bambini attendono trepidanti l’arrivo di Babbo Natale. La domestica li porta a letto e… sul tetto della loro casa arriva Babbo Natale, che scende nella stanza dal camino, portando con sé un albero e i regali. Santa Claus svanisce, i bambini si svegliano e con eccitazione trovano ciò che aspettavano: i regali.

Realizzato nel 1898, Santa Claus è un’opera di George Albert Smith (1864-1959), un ex lanternista magico e ipnotizzatore. Smith è stato uno dei primi registi britannici – anzi, uno dei primi cineasti in assoluto – a fare ampio uso di effetti speciali per creare scene fantastiche.

La donna e i bambini in questo film sono interpretati dalla moglie di Smith, Laura Bayley, e dai loro due figli, Harold e Dorothy. Le prime compagnie cinematografiche erano piccole aziende, e quella di Smith era un’impresa familiare. Smith è diventato famoso per la prima volta sul palco, con un atto ipnotico, poi con spettacoli di lanterne magiche messi in scena in un giardino a Hove, il St Ann’s Well Garden.

Smith era interessato alla relazione tra diapositive e proiezioni di lanterne e film, inclusa l’integrazione di immagini fisse e in movimento nella performance. Lavorò anche alla traduzione di storie popolari nel cinema, storie che avevano già subito la conversione in serie di diapositive per lanterne. Nel 1896 abbracciò con entusiasmo il nuovo mezzo cinematografico.

Il film

Come racconta Michael Brooke sul sito Screenoline del British Film Institute che conserva Santa Claus “l’apertura del film è un semplice dramma a inquadratura singola in cui i bambini in attesa vengono portati a letto dalla cameriera. Lei spegne la luce, l’azione porta a una transizione immaginativa per cui lo sfondo viene sostituito da uno spazio nero (tramite uno stacco) mentre il primo piano rimane come prima. A questo spazio è sovrapposta un’immagine circolare di Babbo Natale che atterra sul tetto e scende dal camino.

Ciò che rende questo trattamento notevolmente più interessante di un montaggio convenzionale è il modo in cui Smith collega le inquadrature sia nello spazio che nel tempo, posizionando la nuova immagine sullo spazio precedentemente occupato dal camino, e continuando a mostrare i bambini che dormono (il loro letto occupa il lato sinistro dello schermo per tutto il film). Babbo Natale emerge quindi da dove in precedenza si trovava il camino, distribuisce i regali e scompare tramite un altro stacco.

Si ritiene che questo sia il primo esempio noto di azione parallela del cinema e, se abbinato alle tecniche di doppia esposizione che Smith aveva già dimostrato nello stesso anno in The Mesmerist e Photographing a Ghost, il risultato è uno dei film inglesi più sofisticati, visivamente e concettualmente, realizzati fino a quel momento. Non sorprende che Smith corrispondesse con il pioniere francese Georges Méliès in quel periodo, poiché i due uomini condividevano un obiettivo comune in termini di creazione di un autentico cinema dell’illusione”

Un sogno si avvera, un sogno si spezza

Se la magia del cinema di G. A. Smith ci fa rivivere con il sogno di Santa Claus il desiderio e l’attesa dell’infanzia, Norman Rockwell, il grande illustratore newyorkese (1894-1978) cronista della vita e dei sogni americani raccontò per il “Saturday Evening Post”, nel 1956, la paura (e quindi la delusione) della “scoperta”: nel celebre dipinto – The discovery– un bambino scopriva, sgranando gli occhi verso lo spettatore, un costume di Babbo Natale nel cassetto del comò di suo padre. Il Post – forse per non deludere il lato infantile dei lettori – sottolineò la presenza delle palline di naftalina sul pavimento: Babbo Natale aveva lasciato lì i suoi abiti per farli portare in lavanderia!

La scoperta, dal Norman Rockwell Museum (Digital collection)

L’immagine è tratta dal catalogo online delle opere dell’illustratore, che pubblica assieme alle illustrazioni le fotografie che l’autore usava come punto di partenza per la composizione (ad esempio gli scatti per “La scoperta”).  

“Mi piace raccontare storie per immagini. Per me la storia è la prima e ultima cosa”, diceva Rockwell.

Sicuramente anche il signor Smith avrebbe sottoscritto. E sicuramente lo sottoscriviamo noi augurando a tutti i nostri lettori Buon Natale e… che sia un anno migliore, per tutta l’umanità.


La biografia di G. A. Smith è sul sito Screenonline di BFI  (questo il  link ) dal quale sono tratte gran parte delle informazioni.
Su Norman Rockwell, oltre il portale del Museo, si veda il catalogo American Chronicles: The Art of Norman Rockwell, Fondazione Museo Roma