“I wondered if a memory is something you have or something you’ve lost”: potremmo leggere questa fulminante battuta “esistenziale” pronunciata dalla protagonista di un celebre film di W. Allen (Un’altra donna ) come una riflessione generale sulla memoria – e perché no, sugli archivi. Perché il cuore della giornata organizzata, il 20 novembre scorso, presso la sede dello Stabilimento Peroni di Roma in occasione della Settimana della cultura d’impresa potrebbe in fondo essere identificato con la dimostrazione della centralità della memoria nello sviluppo industriale di oggi. Il punto di vista adottato è quello dell’impresa e delle strategie di “heritage marketing” finalizzate sia alla creazione e al consolidamento dell’identità aziendale, sia alla comunicazione – all’esterno – dell’immagine dell’azienda, con i suoi prodotti e i suoi servizi. Innovare restando riconoscibili e orgogliosi della propria identità, far sì che la storia e la memoria si innestino nel presente (memory quindi, is something you have). Da qui il titolo dato alla giornata “L’archivio necessario“.
Non a caso a fare gli onori di casa è stata Silvia Aloe “internal & external communication manager” dell’industria Peroni che ha sottolineato la centralità degli archivi nel processo comunicativo aziendale – i workshop di comunicazione hanno luogo all’interno dell’archivio – la ricerca di storie del passato da raccontare. Un’attività – quella della narrazione – che, sia detto per inciso, guidò la campagna di marketing interno ed esterno della Miller Brewing Company, tutta incentrata sul racconto e sul mito del fondatore, un birraio tedesco sbarcato a metà Ottocento nel Milwakee con in tasca un lievito speciale proveniente dalla Germania. Da locale la storia di fa globale e ci investe. La Miller Company, nel 2002 fu acquisita dalla South African Breweries, dal matrimonio nacque il gruppo la SABMiller, secondo produttore di birra al mondo, che nel 2003 incorporò la nostra Peroni. Un mese fa il gruppo belga-brasiliano InBev, numero uno nel mondo del luppolo, ha acquisito la società britannica SabMiller.
Madrina della giornata è stata Daniela Brignone, protagonista del progetto di valorizzazione dell’archivio storico Peroni essendo autrice di un volume sulla storia dell’azienda – “Birra Peroni 1846-1996. Centocinquant’anni di birra nella vita italiana” – pubblicato in occasione delle celebrazioni del 150 anniversario della società (1846-1976) e fondato sulla “scoperta” delle carte aziendali conservate nello stabilimento di Roma e nelle altre unità unità operative. Brignone è oggi curatrice dell’Archivio Storico, del Museo Birra Peroni – qui la scheda sul portale del SIUSA – e lavora al fianco della Direzione Comunicazione dell’impresa.
Testimone oculare e artefice della ricomposizione dell’archivio storico ha raccontato il processo di reperimento della documentazione, che si è avvalso anche della collaborazione del personale dipendente sensibile al recupero della memoria storica aziendale: un patrimonio di 500 metri lineari già dichiarato nel ’96 di notevole interesse storico dalla Soprintendenza archivistica del Lazio. Si tratta di scritture sociali, libri contabili, registri del personale, corrispondenze, documentazione relativa all’amministrazione del personale e alla attività produttiva e commerciale della sede centrale e dello stabilimento di Roma, degli stabilimenti di Bari, Napoli, Livorno, Padova, Udine e Taranto e delle società acquisite. Circa 10.000 immagini, circa 1000 filmati industriali e pubblicitari – 500 caroselli! – macchinari attrezzi da lavoro completano l’enorme archivio dell’azienda Peroni.
Un patrimonio così ricco ed eterogeneo che l’azienda ha deciso di descrivere con la piattaforma multimediale xDams, attraverso gli specifici moduli di archiviazione sviluppati per la descrizione delle diverse risorse culturali (carte, immagini, libri, oggetti) con tecnologie orientate alla pubblicazione dei dati sul web. L’azienda si prepara a festeggiare i suoi 170 anni di attività investendo sulla comunicazione della propria storia con la creazione di un portale di navigazione nella storia e nella realtà del grande marchio italiano
Un pò di storia
L’azienda nasce nel 1846 a Vigevano (qui il link alla tappe salienti), fondata da Francesco Peroni, si espande al centro con l’apertura di uno stabilimento per la fabbricazione e a vendita di birra nella capitale del nuovo Regno d’Italia. Nel 1901 la ditta Peroni si consolida sul mercato romano fondendosi con la maggior fabbrica della capitale, la Società Romana per la Fabbricazione del Ghiaccio e della Neve Artificiale che consente di ottimizzare i processi produttivi e rafforzare la penetrazione della vendita di birra in città e in provincia, nel 1907 si giunge alla costituzione della Società Anonima Birra Peroni Ghiaccio e Magazzini Frigoriferi, che negli anni Venti conquista il sud: nel 1924 si apre uno stabilimento a Bari, nel 1929 acquista la principale produttrice napoletana del settore, le Birrerie Meridionali.
L’Archivio Storico Luce conserva un fondo dell’artista, fotografo, produttore cinematografico Roberto Amoroso che documentò su commissione – si veda l’inventario dell’archivio a cura di Daniela Brignone – la presenza della Peroni a Napoli, pubblicizzando contestualmente il bar di famiglia in Piazza Garibaldi. L’Archivio Luce peraltro conserva la documentazione fotografica dell’edizione del ‘34 della corsa dei camerieri organizzata dalla Peroni (nell’inventario la documentazione riguarda l’edizione del ’33). Gli scatti d’archivio documentano la centralità della birreria Amoroso nella vita quotidiana di Napoli che diventa sosta per i partecipanti di una processione, di una passeggiata ciclistica o tappa obbligata di vita mondana con il ritratto del celebre pugile Primo Carnera (si notino in secondo piano i manifesti pubblicitari della Peroni!)…
Nel dopoguerra è l’organizzazione produttiva americana a far da modello: Franco Peroni – che guida con Giacomo l’azienda – soggiorna negli Stati Uniti, studia la realtà americana e fa progettare per Napoli, dallo Studio Harley -Ellington & Day di Detroit, il nuovo stabilimento della Peroni che si imporrà, a partire dal 1953, come un modello di efficienza e razionalizzazione; 10 anni più tardi sarà inaugurato lo stabilimento di Bari.
Nel Museo Birra Peroni, nato nel 2001, la storia di questo sviluppo industriale è raccontato con macchinari originali, impianti dismessi, esposizione di materie prime come l’orzo distico da birra, prodotto da 1500 agricoltori italiani per la Peroni, che fa della sostenibilità ambientale la propria bandiera.
L’intero processo produttivo è stato illustrato – con “passione aziendale “- nel corso della giornata dal direttore dello stabilimento di Roma, Luca Serino in un’approfondita visita agli impianti. Ma torniamo al Museo: la storia della distribuzione commerciale nel territorio, la nascita della Nastro Azzurro negli stabilimenti di Napoli, la comunicazione pubblicitaria, dal rustico ciociaretto del 1910 servitore di un consumo popolare, al cameriere in livrea degli anni Venti per avventori borghesi, fino ai bellissimi Caroselli ideati da Armando Testa, che associò genialmente per la prima volta l’immagine della bionda – Solvi Stübing – alla Peroni.
Tra di prodotti di maggior successo in mostra nel Museo la Nastro Azzurro, nata nel 1963, con, nel nome, un evidente richiamo al mare, alle sfide (il nastro azzurro della gara transatlantica) ad una birra tutta Mediterranea. Proprio con il recupero del “brand” italiano Nastro Azzurro degli anni Sessanta la Peroni ha rilanciato sul mercato estero la birra italiana (la Nastro Azzurro è la più venduta all’estero ed è esportata in 38 paesi).
La cultura d’impresa crea l’identità aziendale: anche Lucia Nardi, responsabile delle iniziative culturali dell’Eni ha rilanciato, nel corso della mattinata, il tema dell’ ”archivio necessario” o della necessità di valorizzare la propria storia rivitalizzando gli archivi: raccontando le storie delle professionalità (come quella di Enrico Mattei, il fondatore) del know how accumulato negli anni, l’archivio – ricco e articolato come è evidente nel ritratto pubblicato in un altro articolo sul nostro magazine – racconta un’identità.
Archivi e impresa: su questo binomio lavorano gli archivisti del Gruppo Italiano Archivisti d’Impresa, le cui attività sono state riassunte da Francesca Pino, che cura l’Archivio storico di Intesa Sanpaolo, online dallo scorso anno.
Tre archivi necessari, tre archivi d’impresa che – parafrasando un gran romanzo e un bel film sulla memoria Everything is illuminated – illuminano il proprio passato per guardare il futuro.