Risorse per la storia degli ebrei in Italia

di 31 Marzo 2020 1
Prima pagina di Ha-Tikwà, Maggio 1974

In questi giorni di grande attivismo digitale che ha spinto le istituzioni culturali  – piccole e grandi, territoriali e nazionali – a popolare la rete di contenuti accessibili al grande pubblico la Fondazione Cdec, che con la sua digital libray e il suo protagonismo nella promozione del web semantico occupa stabilmente e con autorevolezza uno spazio digitale di qualità – ha riversato in rete due nuove risorse preziose per la ricostruzione della storia della comunità ebraica italiana e della storia del nostro Paese: il periodico della gioventù ebraica italiana Ha-Tikwa, nato nel 1949 come inserto nella rivista Israel  (altra risorsa già pubblicata online dalla Fondazione) e lo straordinario fondo Israel Kalk, una documentazione unica in Europa sulla testimonianza degli ebrei rinchiusi nel campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia e sulla Mensa dei bambini, organizzazione di soccorso creata a Milano da Kalk per i figli dei profughi.

Vista la ricchezza del materiale reso disponibile, in questo articolo ci limiteremo ad una lettura a volo di uccello del giornale della Federazione giovanile ebraica d’Italia (FGEI) rinviando ad un altro post la presentazione del Fondo Kalk. “Concepito come periodico mensile rivolto a tutta la gioventù ebraica italiana, Ha-Tikwa si caratterizza sin da subito come spazio per il confronto, voce e specchio dei giovani ebrei italiani sui grandi temi legati all’identità e a Israele” – si legge nella pagina di presentazione –  “è forte anche l’attenzione ai temi della società italiana del dopoguerra – antifascismo e Resistenza innanzitutto”. I numeri pubblicati si estendono dal 1949 al  1980, direzione e redazione vengono nominate periodicamente durante i Convegni annuali della Federazione; le principali redazioni hanno avuto sede, a seconda dei periodi, fra Torino, Firenze e Roma.

Dalla Fondazione Cdec, che con la sua linked data digital libray occupa stabilmente e con autorevolezza uno spazio digitale di qualità, sbarcano sulla rete due nuove risorse preziose per la ricostruzione della storia della comunità ebraica italiana e della storia del nostro Paese


Ciò che colpisce nella lettura è la libertà intellettuale e la  vivacità della rivista, che accompagna e sostiene il processo di modernizzazione della società italiana, dentro e fuori la comunità ebraica. I giovani della Federazione giovanile partecipano alla ricerca di identità della comunità ebraica italiana, uscita “disorientata e stordita dagli anni del regime”, della persecuzione e della guerra, e si confrontano nei primi anni del secondo dopoguerra sul tema del sionismo – anche  nella versione laica e socialista portata dai soldati della Brigata ebraica integrata nell’VIII Armata britannica – del rapporto tra tradizione religiosa e modernità, della nascita dello Stato di Israele, della Resistenza, dell’antifascismo, della lotta all’antisemitismo.

Il servizio della Settimana Incom – il giornale di attualità prodotto dalla società cinematografica Incom di Sandro Pallavicini che produrrà per gli italiani il racconto in immagini della ricostruzione morale sociale e politica del Paese uscito dal ventennio fascista e dalla guerra – ci riconsegna il clima di quegli anni aprendo una finestra sulla piccola comunità ebraica di Roma che si affacciava sulla scena pubblica dopo gli anni della persecuzione razziale e della deportazione.

E’ il 2 dicembre 1947, il rabbino capo di Roma David Prato dava appuntamento alla comunità presso l’arco di Tito, che nel passato aveva rappresentato la distruzione dello Stato ebraico: pochi giorni prima le Nazioni Unite con la risoluzione 181 e il “Partition plan” avevano riconosciuto il diritto degli ebrei ad avere un proprio Stato in Palestina.

“Sfilare sotto quell’arcata significava rappresentare simbolicamente la conclusione di un’epoca: per quasi diciannove secoli, generazioni e generazioni di ebrei si erano inibite di passare sotto quel monumento che celebrava il trionfo dell’imperatore Tito sugli ebrei di Palestina […] Ora la storia aveva compiuto un giro completo e l’onta poteva consi derarsi cancellata”. Nelle immagini i giovani sembrano i protagonisti del raduno al Foro Romano, mentre la cerimonia nella Sinagoga è gremita di uomini in età matura e anziani.

Ma torniamo al giornale e facciamo un passo avanti. Nel  giugno del 1952 ci si interroga  – in un articolo dal titolo “Un passato che non deve tornare” a firma di Angelo Della Seta – sulla pervasività tra i giovani romani dei richiami al ventennio, si criticano “gli educatori” che “non hanno saputo far altro che chiudere i libri di storia al 1919 senza spiegare a fondo il fenomeno fascista”,  si ragiona sulla necessità di raccogliere la documentazione sulla persecuzione razziale, sulla partecipazione degli ebrei all’antifascismo. L’urgenza era certamente dettata anche dall’acceso clima politico in cui si era svolta la campagna elettorale a Roma, sfiorata dall’ipotesi – poi fortunatamente fatta fallire  – di un listone di centro anticomunista siglato tra Dc e MSI (la cosiddetta “operazione Sturzo”).

Si rilanciava quindi la proposta, sostenuta nel foglio di maggio da Sergio Liberovici, di un impegno della Federazione e del giornale, per la raccolta di testimonianze, lettere, nomi che raccontassero il contributo dei giovani ebrei alla Resistenza. Nel  luglio il progetto era approvato e dal giornale si chiedeva la collaborazione  di tutti per la raccolta di “documenti, tessere di lavoro obbligatorio, certificati di requisizione, lettere di congiunti ex carcerati,relazioni su fatti visti e vissuti, su viaggi di deportazione, riviste, libri, articoli di giornali dell’epoca”… E’ l’inizio – il primo nucleo –  di quel progetto di documentazione che porterà successivamente alla formazione dell’archivio e del Centro di documentazione ebraico.

A volte il foglio sembra assumere la funzione di un osservatorio sull’antisemitismo nella società italiana e segue con attenzione lo svolgimento del Concilio Vaticano II, anche in relazione alla ridefinizione dei rapporti della Chiesa con il popolo ebraico (alcuni titoli Cosa ci aspettiamo dal Concilio nell’ottobre del 1962, Il Concilio deciderà sul decidio nel novembre 1963). Com’è noto l’approvazione della dichiarazione finale “Nostra aetate”  portò ad un radicale mutamento delle relazioni con il popolo ebraico e fece piazza pulita dell’accusa di deicidio  rivolta al popolo ebraico  nel corso dei secoli. Ma il dibattito sulla tradizione antiebraica cristiana fu assai teso e travagliato all’interno del Concilio e il giornale dei giovani ebrei non mancò di soffermarsi sulla “difficoltà” e la “pericolosità” per un movimento unitario mondiale di effettuare conversioni ideologiche (E’ troppo presto per sperare, maggio 1965).

Da segnalare ancora la battaglia del giornale  – e dell’ebraismo italiano – contro le forze “clerico-fasciste” e  a difesa del divorzio con l’intervista al deputato socialista autore della legge istitutiva del divorzio, Loris Fortuna, nel maggio 1974, alla vigilia del voto referendario. Un anno prima il congresso della Federazione aveva appoggiato la raccolta di firme per i referendum sull’abrogazione del Concordato, l’abolizione del Codice Rocco, la legalizzazione dell’obiezione di coscienza politica, la legge Fortuna. Sull’aborto si riconosceva l’importanza di una revisione globale della legislazione sulla materia.

L’Unità sul caso Durando, 9 dicembre 1961

Questione mediorientale, questione palestinese, sionismo, Stato di Israele; ma anche Black Power e sionismo, cronaca e storia, dal processo Eichmann al caso del magistrato Giovanni Durando assolto dall’accusa di vilipendio alla religione israelitica e diffamazione degli ebrei nonostante sulla sua rivista – “La voce della giustizia” – avesse asserito che gli ebrei non potevano processare Eichmann perché, in quanto “deicidi”  “privati della possibilità di essere giudici di nessuno che alla loro progenie non appartenga” e “privi di qualsiasi moralità che possa avere valutazione qualsiasi” .

La dignità, la grandezza della figura di Primo Cittadino si fondono in tutt’uno con la figura di Sandro Pertini, uomo della Repubblica, indomito antifascista. Pensiamo che l’unica vera grandezza sia quella dello spirito e ora che abbiamo parlato col Presidente percepiamo come da determinate persone possa scaturire così violenta, così giovane e intatta“: così Giorgio Segré, Sandra Terracina, del comitato di redazione del giornale, Clelia Piperno, segretaria generale della FGEI, commentavano su Ha-tiwka l’incontro con il presidente Pertini, che li ricevette in udienza il 29 marzo del 1979. Un evento ritratto e raccontato nel diario storico conservato nell’archivio della Presidenza della Repubblica consultabile online.

Ritratto fotografico dell’Archivio storico della Presidenza della Repubblica

Insomma, l’agenda “storica” delle notizie e degli approfondimenti su Ha-tikwa è davvero fitta. Buona lettura


Le citazioni sono tratte da Schwarz, Guri. “Appunti per Una Storia Degli Ebrei in Italia Dopo Le Persecuzioni (1945-1956).” Studi Storici, vol. 41, no. 3, 2000, pp. 757–797. JSTOR, www.jstor.org/stable/20567033. Accessed 31 Mar. 2020.

Dizionario Biografico della Treccani (DBI) per la voce Sandro Pallavicini

I servizi di attualità pubblicati sono tratti dai cinegiornali conservati dall’Archivio storico dell’Istituto Luce:
La Settimana Incom, n. 100 del 03/12/1947, “Gli ebrei e la palestina cerimonia alla sinagoga di Roma”
La Settimana Incom n. 771 del 08/05/1952 “In pieno sviluppo la campagna elettorale

L’immagine sull’incontro del comitato di redazione di Ha-tikwa con Sandro Pertini è una risorsa consultabile sul portale dell’Archivio storico della Presidenza della Repubblica

L’immagine in evidenza è tratta da Wikipedia: Militari della Brigata Ebraica su un carro armato MK IV nel settore di Mezzano-Alfonsine (14 marzo 1945).