Progetti digitali: #scenedaunpatrimonio

di 27 Maggio 2020 0
Scene da un patrimonio. Una piazza a ... Ispica (RG)
fonte: scenedaunpatrimonio – Ale H

Un patrimonio potenzialmente illimitato di tesori dispersi, la varietà irriducibile degli sguardi di ognuno di noi verso il quotidiano che ci circonda, lo straordinario di paesaggi naturali, architetture, tradizioni, luoghi, riletti dall’occhio “ordinario” di chi li vive e li attraversa.

Tutto questo vuol essere Scene da un patrimonio, il nuovo archivio digitale promosso dall’ICCD, l’Istituto centrale del catalogo e della documentazione del Mibact, per raccontare il patrimonio culturale italiano attraverso le fotografie degli utenti, dai ritratti degli anni Trenta alle “istantanee” delle prime vacanze degli italiani nel dopoguerra, fino alle immagini digitali che accumuliamo confusamente nella memoria del nostro smartphone.

Si tratta di un obiettivo sicuramente ambizioso: riunire in una narrazione corale tante voci disperse, affidando a chi contribuisce al progetto anche il compito di fornire le informazioni identificative essenziali di ogni immagine: il luogo, l’anno, il soggetto della foto. E in questo modo, in fondo, riconsegnare la definizione stessa di cosa sia il nostro patrimonio culturale ai suoi fruitori, chiamati a collaborare attivamente con gli addetti ai lavori e i professionisti del settore.

Per un costruire un racconto condiviso non è però sufficiente limitarsi a raccogliere testimonianze personali, riempire un magazzino di “ricordi”, ingombro magari anche di immagini fuori fuoco o inquadrature approssimative. Occorre costruire un palcoscenico sul quale quegli appunti personali, le diverse singole impressioni, possano divenire esperienza e memoria collettiva, e non scivolare verso una delle tante iniziative declinate sul versante della mera operazione nostalgica.

Scene da un patrimonio. Una piazza a ... Teggiano (SA)
fonte: scenedaunpatrimonio – Antonella Pagliarulo

Questo compito viene assolto, in primo luogo, con gli strumenti propri dell’Istituto, che istituzionalmente si occupa di catalogare e documentare quel patrimonio, da un lato, proponendo dei temi per le campagne di raccolta delle foto, singole monografie di approfondimento, che corrispondono a specifici indirizzi di ricerca; dall’altro, fornendo un griglia di “classificazione”, che riflette la struttura disciplinare, dai beni artistici a quelli demoetnoantropologici, in cui l’Istituto è organizzato, entro cui inserire le foto caricate.

Il secondo profilo sul quale si gioca la scommessa di #scenedaunpatrimonio è ovviamente quello tecnologico. L’ICCD ha voluto trattare questi materiali con modalità e standard analoghi a quelli utilizzati per i propri archivi fotografici, affidando a Regesta.exe lo sviluppo di un’infrastruttura applicativa e di conservazione basata sul repository IIIF della piattaforma xDams. Tutti i dati e i materiali raccolti rientrano in una filiera di gestione che li rende nativamente interoperabili, attraverso IIIF e LOD, con tutto lo sterminato patrimonio informativo detenuto dall’Istituto, per il quale già sono stati adottati standard aperti. In questo modo, quindi, è già possibile ipotizzare quella integrazione tra questo nuovo archivio e la documentazione raccolta e catalogata negli archivi ICCD, in grado così di rendere effettiva quella collaborazione tra contributi provenienti da fonti diverse. E, in futuro, aprire alla condivisione tra archivi differenti.

Scene da un patrimonio. Una piazza a ... Milano
fonte: scenedaunpatrimonio – Massimo Canario

La realizzazione del progetto ha richiesto l’impegno e la collaborazione di soggetti, competenze e professionalità diverse, che in conclusione vorrei ricordare e ringraziare: per l’ICCD, con il direttore Carlo Birrozzi, in particolare, Alessandro Coco, Alessandro Imbriaco e Chiara Veninata; per Regesta, Sandro De Leo, Simone Pasquini e Claudia Tarquini; per il progetto di interfaccia, Alessandro Antonuccio di Hstudio. Il logo del progetto è di Etaoin Shrdlu Studio.