Una spina verde nel cuore di Roma

La lunga battaglia per la salvaguardia dei Fori
di 17 Settembre 2012 1

“Demolizione per la nuova strada da piazza Venezia al Colosseo”, 17.02.1932, tratta dall’Archivio fotografico Luce

Con una festa al Parco della Garbatella a Roma Legambiente ha festeggiato i 25 anni dell’associazione lanciando una proposta di delibera popolare per la pedonalizzazione di via dei Fori imperiali. Nella giornata di sabato anche il presidente della provincia di Roma e prossimo candidato a sindaco della capitale, Nicola Zingaretti, ha voluto sottoscrivere la proposta.
Risale molto indietro nel tempo la battaglia “per restituire dignità, rispetto e prestigio ambientale alla più straordinaria zona archeologica d’Italia”.

Così scriveva nell’agosto del 1979 Antonio Cederna, che riprendendo l’ennesima forte denuncia dell’allora sindaco di Roma, lo storico dell’arte Giulio Carlo Argan, ricordava l’urgenza di un intervento radicale per la salvaguardia dell’area. “È assolutamente necessario eliminare il traffico dal centro archeologico di Roma, e costruire una ‘spina verde’ che dal Colosseo e dall’Arco di Costantino si spinga fin verso piazza Venezia, restituendo al silenzio e alla contemplazione la zona dei Fori, che la Via dell’Impero ha tagliato in due, e ridotto a semplice fondale scenografico di smisurate correnti veicolari”.

L’articolo di Cederna, pubblicato sul “Corriere della Sera”, è consultabile on line sul sito dell’archivio di Antonio Cederna, conservato nella sede di Capo di Bove della Soprintendenza archeologica di Roma, all’interno di una corposa serie di fascicoli dedicati al “Progetto Fori” (www.archiviocederna.it).

Cederna ricordava  lo sventramento di Via dell’Impero motivato dalla “ridicola barbara, necromantica pretesa di “risuscitare”  l’antica Roma in nome della “continuità” tra impero romano e velleità imperiali mussoliniane” e quella spina verde auspicata nel cuore di Roma  sembrava  voler  vendicare la  “spina” di Borgo – una fila di case tra Borgo vecchio e Borgo nuovo abbattuta per costruire la grande via della Conciliazione con il Vaticano –   cancellata  dal piccone demolitore di Mussolini e dei suoi architetti, Piacentini e Spaccarelli (sulle demolizioni del periodo fascista si consultino i cinegiornali dell’archivio Luce selezionati  per il percorso “La Roma di Mussolini” nel sito della Mediateca di Roma).

“È assolutamente necessario eliminare il traffico dal centro archeologico di Roma, e costruire una ‘spina verde’ che dal Colosseo e dall’Arco di Costantino si spinga fin verso piazza Venezia, restituendo al silenzio e alla contemplazione la zona dei Fori, che la Via dell’Impero ha tagliato in due, e ridotto a semplice fondale scenografico di smisurate correnti veicolari”…

Nell’articolo Cederna ripercorreva le tappe principali del dibattito su  progetti ed iniziative  di  “riscatto ambientale” promossi da diversi attori : dalla proposta di Leonardo Benevolo di realizzare un grande parco archeologico che partisse dall’Appia Antica per giungere fino a piazza Venezia, alla mostra organizzata da Italia Nostra nel 1976 per sostenere il progetto, alla denuncia del soprintendente alle antichità Adriano La Regina (“una malattia mortale ha contagiato i marmi romani”).

Nelle carte dell’archivio Cederna è possibile seguire la lunga storia delle successive iniziative e dei ripetuti insuccessi. “Toccare via dell’Impero? È stato per tanta brava gente come toccare il nervo di un dente malato: a difesa dello stradone littorio si è formato uno schieramento eterogeneo”, scriveva nel 1983 su “L’Espresso” in un articolo dal titolo L’impero colpisce ancora, dopo che il ministro dei Beni culturali Nicola Vernola aveva tagliato i fondi per gli scavi nell’area.  E ripercorreva la storia dei Fori sulla base della “sapiente ricostruzione storica” che Italo Insolera e Francesco Perego ne avevano fatto nel  volume Archeologia e città: “via dell’Impero (oggi via dei Fori Imperiali) è praticamente abusiva, di padre e madre ignoti – scriveva – perché non prevista da nessun piano, nemmeno da quello famigerato del ’31”. E poi continuava: “Fu realizzata a pezzi e bocconi tra il ’32 e il ’33 … polverizzando un intero quartiere di impianto cinquecentesco e decine di migliaia di metri cubi di antichità senza la minima documentazione scientifica, deportando cinquemila persone … e spalancando le porte del centro storico all’invasione del traffico, fino alla paralisi attuale”.
Dopo oltre trent’anni quel progetto non ha perso attualità.