Nel giorno della memoria, uno sguardo pieno di incredulità

di 26 Gennaio 2018 0


Il cinegiornale Pathé Gazette racconta l’avanzata alleata nel Sud,  verso Napoli, dopo lo sbarco di Salerno, nel settembre 1943 : in primo piano  il generale Clark a capo della V armata e Montgomery a capo dell’VIII.  Si rivelano preziose le immagini successive alle tombe dei corrispondenti di guerra (4:11) uccisi a Scafati da pallottole tedesche: al punto 4:22 assistiamo alla liberazione di un “campo di concentramento” (Campagna?) dove erano stati internati – illustra lo speaker –  ebrei tedeschi, antifascisti italiani, polacchi, cechi, yugoslavi, neri, cinesi; tra le immagini  girate anche il matrimonio di una giovane coppia ebrea nel campo, un piccolo ritorno alla vita.

Ieri il presidente Mattarella, in uno storico discorso, ha ricordato, nel Giorno della Memoria celebrato al Quirinale, mostrando poca indulgenza verso la nostra storia, cosa furono le leggi razziali in Italia:  “cacciare i bambini dalle scuole, espellere gli ebrei dall’amministrazione statale, proibire loro il lavoro intellettuale, confiscare i beni e le attività commerciali, cancellare i nomi ebraici dai libri, dalle targhe e persino dagli elenchi del telefono e dai necrologi sui giornali [costituì] una persecuzione della peggiore specie”; e ancora “Gli ebrei in Italia erano, di fatto, condannati alla segregazione, all’isolamento, all’oblio civile. In molti casi, tutto questo rappresentò la premessa dell’eliminazione fisica… Sorprende sentir dire, ancora oggi, da qualche parte – ha precisato Mattarella – che il Fascismo ebbe alcuni meriti, ma fece due gravi errori: le leggi razziali e l’entrata in guerra. Si tratta di un’affermazione gravemente sbagliata e inaccettabile, da respingere con determinazione. Perché razzismo e guerra non furono deviazioni o episodi rispetto al suo modo di pensare, ma diretta e inevitabile conseguenza…[Le leggi razziali]  ideate e scritte di pugno da Mussolini, trovarono a tutti i livelli delle istituzioni, della politica, della cultura e della società italiana connivenze, complicità, turpi convenienze, indifferenza. Quella stessa indifferenza, come ha sovente sottolineato la senatrice Segre, che rappresenta l’atteggiamento più insidioso e gravido di pericoli.  Con la normativa sulla razza si rivela al massimo grado il carattere disumano del regime fascista e si manifesta il distacco definitivo della monarchia dai valori del Risorgimento e dello Statuto liberale”.

“La Repubblica e la sua Costituzione sono il baluardo perché tutto questo non possa mai più avvenire”: le parole di chiusura del Presidente, secondo lo storico Giovanni Sabbatucci servono anche a ribadire i confini della legittimità repubblicana, collocando decisamente l’Italia nel novero delle democrazie liberali.

Presente alla cerimonia Liliana Segre, nominata senatrice a vita da Mattarella il 19 gennaio scorso: nata nel 1930, a 13 anni fu deportatata  ad Auschwitz.  In questi giorni ha ricordato l’umiliazione della discriminazione, quando ad otto anni fu costretta ad abbandonare la scuola per l’entrata in vigore dei Provvedimenti per la difesa della razza. Di Liliana Segre possiamo conoscere le informazioni biografiche essenziali grazie alla digital library del CDEC, la Fondazione che da anni preserva e valorizza le fonti sulla storia della Shoah in Italia, grazie anche agli studi di Liliana Picciotto sui sopravvissuti e le vittime: nella banca dati troviamo le informazioni biografiche, il percorso e le modalità della deportazione; libri e articoli, fotografie di Liliana da  bambina o adolescente, con la sua famiglia; un’intervista approfondita sulla sua storia.  In occasione della Giornata della memoria il Centro di documentazione ha inoltre reso navigabili le descrizioni dei fondi fotografici raccolti dalla Fondazione e pubblicato  online – dopo la disponibilità in rete della rivista Israel –  le ventidue annate de l’Educatore israelita, periodico edito a Vercelli dal 1853 al 1874.

Liliana Segre con il padre Alberto, Album 1930-1933, Fondo Segre Belli Paci Liliana, Fondazione CDEC

Tra le risorse consultabili online per approfondire la persecuzione degli ebrei in Italia dal 1938  al 1945 attraverso  documenti dell’epoca segnaliamo, sempre a cura del CDEC, la mostra digitale articolata in 4 sezioni suddivise in capitoli. “Gentilissimo collega, ricevo oggi qui il questionario che avrei dovuto rimandare prima del 20. In ogni caso, io non l’avrei riempito, preferendo di farmi escludere come supposto ebreo. Ha senso domandare a un uomo che ha circa sessant’anni di attività letteraria e ha partecipato all’attività politica del suo paese, dove e quando esso sia nato e altre simili cose? L’unico effetto della richiesta dichiarazione sarebbe di farmi arrossire, costringendo me che ho per cognome CROCE, all’atto odioso e ridicolo insieme di protestare che non sono ebreo proprio quando questa gente è perseguitata”: la lettera di Benedetto Croce, risposta al censimento degli ebrei nelle Accademie e nelle istituzioni culturali, si affianca alla lettera anonima stilata da un gruppo di impiegati che segnala al al prefetto di Milano la mancata rimozione del Direttore –  ebreo e “despota” –  della Società Assicuratrice di Milano.

“I superstiti della Shoah tuttora viventi hanno guardato in faccia il male, allora, quando erano bambini. Con occhi di bambino. Adesso i superstiti della Shoah ragionano e soffrono con la forza e con lo sfinimento di una vita combattuta, per capire e contrastare l’esistenza del male assoluto. 

 Allora guardavano e capivano il male come i bambini guardano il dolore e l’ingiustizia: con lo stupore assoluto e con il rifiuto più totale. Non è così, non può essere così, non sarà cosi… un giorno sarò grande, non farò e non farò fare così… 

Se vogliamo comprendere e sgretolare il male della Shoah, forse possiamo immaginare e introiettare quegli sguardi di bambini. Quell’incredulità totale è veramente più forte del male, perché nasce dalla speranza e dalla certezza che il male può non esistere. Non deve esistere “

Con le parole dello psicoanalista Gavriel Levi concludiamo questa breve rassegna per il nostro Giorno della memoria. Per una memoria condivisa e rivolta al futuro.