Yes, we are open! Uso e riuso dei dati pubblici

di 11 Aprile 2011 0

dati pubblici Si apre questa settimana a Torino – dal 13 al 17 aprile –  la Biennale Democrazia che ospiterà una sessione dedicata agli Open Government Data. E’ un passo significativo per il nostro paese, che significa apertura, cambiamento, evoluzione in un ambito in cui abbiamo ancora molta strada da fare.
Ma effettivamente cosa sono questi Open Government Data? Sotto questo nome vengono raggruppate tutte quelle risorse, quei dati amministrativi, finanziari, statistici, di spesa pubblica, prodotti o commissionati dal Governo in un formato “aperto” che promuova l’utilizzo,  l’analisi e il riuso libero da parte di chiunque lo ritenga opportuno (opendefinition).
Ma perché tutto questo interesse per i raw data? Tim Berners Lee ha spiegato molto chiaramente la questione e descritto le potenzialità insite nei dati che, lasciati liberi sul web, creano una rete di collegamenti in modo automatico, grazie a poche specifiche e standard necessari per consentire questo dialogo. Ma per i dati governativi c’è qualcosa in più, un valore aggiunto intrinseco nel patrimonio genetico di queste risorse. Tanto è vero che dal primo maggio partirà ufficialmente un  working group del W3C su Government Linked Data (GLD or GovData)  che ha lo scopo di definire standard, best practice e aiutare tutti quei governi che desiderano  pubblicare i loro dati sul web in modo efficace ed coerente con il movimento dei linked data.
I Government data sono prodotti con denaro pubblico e quindi a maggior ragione appartengono ai contribuenti, ai cittadini. In quest’ottica avere a disposizione i dati del governo in formato accessibile apre diverse strade: da una parte, riutilizzando i dati, è possibile sviluppare delle applicazioni che possono avere risvolti economici (ma anche sociali) interessanti. Si aprono nuove prospettive commerciali che puntano a semplificarti la vita. Un esempi o significativo ci viene proposto dal “The Great British Public Toilet Map” (leggi) un progetto che ha riscosso molto successo all’OpenUp  2010 (una competizione finanziata da The Stationery Office britannico che ha lo scopo di accrescere l’interesse per gli open data pubblicati sul sito del governo britannico www.data.gov.uk ). Questo progetto nasce da una ricerca svolta sulla popolazione inglese che mostra come alcune necessità “primarie” possono portare allo sviluppo di applicazioni utili, pratiche, essenziali direi,  basandosi sugli open data disponibili. Conoscere la dislocazione sul territorio dei bagni pubblici, gli orari di apertura, l’eventuale accesso per disabili, la presenza di fasciatoio per il cambio dei neonati può risultare utilissimo per tantissime persone, questo è indubbio. Come è altresì indubbio la necessaria partecipazione della collettività in un’applicazione di questo tipo, anche se, trovando un bagno chiuso per ristrutturazione, “you’ve probably got more pressing things to do than correct the data in your iPhone app”.
La spinta, attraverso campagne pubblicitarie, competizioni, convegni,  al riutilizzo dei dati del governo britannico e americano molto ci dice sull’importanza di questa impresa.
Con la diffusione degli Open Government Data la nostra società si spinge verso una read/write society in cui non basta più la “trasparenza amministrativa” ma chiede fortemente una “compartecipazione al Governo” (Participatory Governance), in cui le persone non leggono statistiche ufficiali (o non solo) ma le producono da sole; non leggono documenti sull’andamento dell’economia, ma sono in grado, dati alla mano, di analizzare direttamente la fonte per effettuare bilanci e analisi.
Per l’Italia tutto questo è uno scenario possibile, che gradatamente si sta delineando; è una cambio di prospettiva necessario ma alla nostra portata.